La cantautrice sarda SIMONA SALIS torna sulle scene discografiche con il brano “SONO STATA”, insieme a una delle voci più iconiche della musica italiana ANTONELLA RUGGIERO. Prodotto da Ivan Ciccarelli in collaborazione con Silvio Masanotti e distribuito da PIRAMES INTERNATIONAL, il brano (https://pirames.lnk.to/SonoStata) è disponibile in digitale. “Sono stata” è un brano che intreccia sonorità etniche con la lingua italiana e sarda, accompagnato da un ritmo coinvolgentee ricco di suggestioni, che richiama la world music. Il testo della canzone, ispirato alla poesia di Mariangela Gualtieri, esploral’identità non come un concetto fisso, ma come un processo in continua evoluzione. Un percorso che accoglie la molteplicità dell’esistenza, conducendo a una consapevolezza profonda dell’interconnessione con tutto ciò che ci circonda.
Com’è nato il brano “Sono stata” e cosa ha rappresentato per te collaborare con una voce come Antonella Ruggiero?
Conosco Antonella Ruggero da oltre vent’anni, è una donna e un artista fantastica. Sin dal primo album “Chistionat de mei” (2006) è stata una mia sostenitrice. Diverse volte ho aperto i suoi concerti, l’ultimo lo scorso luglio in occasione del Summer festival di Varese. Nel silenzio che mi permette di ascoltare interiormente il flusso creativo è nata SONO STATA ispirata dalla bellissima poesia di Mariangela Gualtieri “sono stata una ragazza nel roseto”. Da una prima stesura chitarra e voce ho successivamente lavorato agli arrangiamenti col mio produttore storico Ivan Ciccarelli. A settembre scorso ho inviato il brano ad Antonella Ruggiero che con mia grande gioia ha accolto l’invito a duettare con me, donando al brano una magia che solo la sua impronta vocale sa dare.
Hai dichiarato che il brano è una “dichiarazione dell’anima”. Cosa intendi esattamente con questa espressione?
Anima in greco si dice Anemos (soffio di vento), è proprio tramite l’aria che la voce porta al di fuori del nostro corpo i messaggi dell’anima. La parola, il suono, il canto hanno un potere straordinario di creazione e distruzione. Con questa consapevolezza scrivo e comunico.”Nel brano si intrecciano italiano e sardo: come hai lavorato sull’equilibrio tra queste due lingue e culture musicali?“Con estrema naturalezza, credo che l’empatia ci permetta di entrare “emicamente” nell’altro, nelle lingue diverse e nelle culture differenti con leggerezza e rispetto.
Il testo prende ispirazione da Mariangela Gualtieri. In che modo la sua poesia ha influenzato la tua scrittura?
La poesia di Mariangela Gualtieri è stata una perla dalla quale sono partita per un viaggio introspettivo nelle profondità delle mie emozioni ed esperienze. Leggendola si è aperto il vaso di Pandora in cui ho trovato molte domande senza risposta riguardo al mio credo e all’ anima. Da questa rocambolesca riflessione sono emerse tutte le canzoni di questo album dedicato all’anima.


La produzione musicale ha un forte richiamo alla world music. Quali strumenti o sonorità hai voluto portare in primo piano e perché?
Nella maggior parte dei casi scrivo i brani chitarra e voce, questa forma embrionale prende colore grazie agli arrangiamenti e i mondi sonori di Ivan Ciccarelli (batterista e percussionista che ha suonato in oltre 100 album della musica italiana: Ramazzotti, 883, Finardi, Grignani, A. Ruggiero, Oxa, Jovanotti ecc.) mio marito e produttore storico a cui si aggiungono le splendide chitarre e strumenti vari come il Bouzouki di Silvio Masanotti e i bassi di mia figlia Lara Ciccarelli. L’apertura musicale e le diverse influenze che io Ivan condividiamo e il suo arsenale di percussioni provenienti da tutto il mondo giocano sicuramente un ruolo importante.
Nel tuo percorso la Sardegna è sempre presente. Cosa rappresenta per te, oggi, essere una cantautrice sarda?
Come tanti isolani ho sentito il bisogno e il desiderio di andare al di là del mare per scoprire e conoscere entrare in relazione con persone luoghi e lingue.ma le mie radici sono ben salde nella terra che mi ha generata.
Hai vissuto a Londra, Milano, ora sei a Varese: come queste città hanno influenzato la tua musica?
In queste città sono cresciuta e maturata, ho raccolto esperienze e allacciato relazioni profonde, questo bagaglio di vita confluisce automaticamente nella mia musica e nel mio essere.
Ti consideri una “cantastorie moderna”. Come scegli le storie da raccontare attraverso i tuoi brani?
Scelgo le storie e gli argomenti che nei vari momenti della vita ho bisogno di approfondire, come se fosse un’esigenza irrinunciabile.
Il tuo album d’esordio “Chistionada de Mei” ha ottenuto grandi riconoscimenti. Cosa ricordi di quel momento e di quel progetto?
Fu un periodo felicissimo ed entusiasmante! Tra i ricordi più belli c’è il tour in Tasmania e Australia e la finale al premio Tenco come migliore album d’esordio. Il singolo venne inserito nella compilation AMOR4 di RMC che entrò in rotazione su RMC e 105 dandomi forza e coraggio per proseguire nelle mie scelte libere da preconcetti discografici e radiofonici.
Nel 2016 hai pubblicato “Janas e Dimonius”, legato alla mitologia sarda. Hai una figura leggendaria che ti rappresenta più delle altre?
Ho dedicato moltissimo tempo allo studio dei miti e leggende dell’isola, che trovo affascinanti quanto cruenti. Probabilmente la compassione, il ruolo scomodo ma rispettato dell’“Accabadora” trovano dimensione in alcuni miei vissuti.
Con “Nomi” hai scelto un approccio molto personale, dedicando ogni brano a una persona. Come è stato rivivere questi legami in musica?
Nomi è stato un album in cui ho sperimentato nel mondo pop, le storie che racconto sono per lo più personali (Simona, Angelo, Lara dedicata a mia figlia), vissute da persone care al mio fianco come “Daniela” dedicata alla mia cara amica pittrice Daniela Nasoni o dedicate a personaggi di forte ispirazione per me come nel caso di Marie Curie. Rivivere questi legami è stato immerso e utile per interiorizzare e condividere le meccaniche relazionali.
La tua musica ha sempre seguito una ricerca profonda, lontana dai canoni radiofonici. Cosa significa per te essere libera artisticamente?
Non potrei fare diversamente, la musica non si fa a tavolino ma e frutto di un’espressione libera, unica e totalitaria.
Come vedi evolvere la tua musica nei prossimi anni? Hai già in mente nuovi progetti o collaborazioni?
Sono concentrata sull’uscita dell’album che mi piacerebbe portare live, perché credo che dal vivo la comunicazione sia più intensa e sincera e mi adopererò per organizzare un tour. Non ti nascondo, però, che sto già lavorando al 5’ album; per ora il tema dei brani ruota intorno alla figura femminile, dalle violenze subite alle conquiste acquisite, con la consapevolezza che si acquista con l’età, celebrando la bellezza e l’unicità della vita.
Insegni anche musica: quanto il tuo ruolo di insegnante arricchisce il tuo lato creativo e viceversa?
Nel 2016 ho aperto la scuola di musica BIPS a Varese con Ivan Ciccarelli, negli anni siamo cresciuti e abbiamo sviluppato un metodo d’insegnamento capace di trasferire la nostra conoscenza ed esperienza della musica a tutto raggio. Durante le lezioni di canto, oltre a insegnare i fondamenti e la tecnica vocale, spesso avendo a che fare con le emozioni e l’intimità della voce mi ritrovo a scrivere con i miei allievi per esorcizzare una brutta esperienza, per gioire, per buttare fuori con la voce le cose non dette, le paure e il proprio grido interiore sotto forma di canzone. Insegnare mi fa sentire utile e mi dà gioia.

BIO
Simona Salis è una cantautrice e insegnante di musica nata a Cagliari. Dopo aver completato gli studi superiori in Sardegna,prosegue la sua formazione all’Università di Siena, dove studia Storia della Musica e dello Spettacolo. Nel corso della sua vita,vive in diverse città, tra cui Londra e Milano. Simona risiede a Varese, dove ha fondato la scuola di musica “Bips School”insieme al compagno Ivan Ciccarelli. Il suo primo album, “Chistionada de Mei” (Parla di me), uscito nel 2006, riceve ampiriconoscimenti, tra cui il raggiungimento della finale per il prestigioso Premio Tenco nella categoria “Migliore Opera Prima” eil secondo posto tra i dischi più scaricati su iTunes nella categoria jazz. L’album, scritto in lingua sarda, vede il suo approcciomusicale privo di preconcetti radiofonici, abbracciare una ricerca linguistica e sonora che celebra le tradizioni sarde rivisitatecon una nuova energia. Lo stesso anno ha vinto il Premio “Logic” al Festival di Mantova per la sua ricerca musicale, e ilPremio “Scrivendo Canzoni” a Sermide. Nel corso degli anni, Simona ha intensificato la sua attività live, esibendosi in diversecittà europee e in tour in Tasmania e Australia. Dopo un lungo periodo di ricerca sulle tradizioni sarde, nel 2016 pubblica“Janas e Dimonius” (Fate e Diavoli), un album che racconta alcune delle figure leggendarie della Sardegna, comel’Accabadora, le Janas e le Cogas, attraverso brani completamente originali e personali. L’album consolida il suo ruolo dicanta-storie moderna. Nel 2018, Simona ha dato alle stampe il suo terzo album, “Nomi”, che include dieci brani intitolati connomi propri, ognuno dei quali analizza una figura importante nella sua vita. Questo album è caratterizzato da testi e musichein italiano, con qualche incursione nella lingua sarda.