Interviste

Andrea Petrucci: la musica come una connessione divina. La mia rinascita personale e artistica.

A. Petrucci

È in radio e in digitale “UNA NOTTE ETERNA”, il nuovo singolo del cantautore ANDREA PETRUCCI (social.tunecore.com/). Caratterizzato da sonorità pop dance, “Una notte eterna” (TuneCore) è un brano che segna una rinascita personale e artistica, un inno alla leggerezza e alla felicità riscoperta dopo un periodo difficile. Andrea Petrucci racconta una storia sincera, celebrando la libertà di essere se stessi, senza etichette e senza mettersi in competizione con gli altri. Una traccia che sprigiona
vitalità e voglia di ripartire.

Andrea, “Una Notte Eterna” è il tuo nuovo singolo: cosa rappresenta per te questo brano a livello personale e artistico?
Questo brano rappresenta la rinascita dopo ben quattro anni di stop forzato. Quando qualcosa dentro ti dice che devi fermarti, devi fermarti, non c’è nulla che tenga. Ero arrivato al punto di mentire a me stesso, ma non poteva continuare così: dentro ero un vulcano di emozioni, non stavo molto bene, anche se da fuori cercavo di apparire felice. Tutto questo mi ha portato a una grande rinascita e consapevolezza.

Descrivi la canzone come “un’esplosione di energia” nata dopo anni difficili. Cosa ti ha aiutato maggiormente a rinascere?
La consapevolezza mi ha aiutato a rinascere, la consapevolezza e la concretezza nel capire che siamo tutti di passaggio, chi prima e chi dopo. Ho sempre creduto che la vita continui dopo la morte; forse questa prova l’ho ricevuta proprio perché credo fortemente nella vita oltre la morte. La canzone è un’esplosione di energia: dalle strofe porto l’ascoltatore a un ritornello che è uno scoppio improvviso di festa e spensieratezza. Esaminate bene il testo: in fin dei conti è un capolavoro, semplice ma efficace.

Il brano parla di semplicità, felicità e libertà. Oggi quanto è difficile, secondo te, vivere senza etichette e senza competizione?
In Italia si nasce e si cresce nella competizione, ma quando smetteremo di essere così? Ognuno non è libero di fare le proprie cose senza doverle confrontare con qualcun altro: è assurdo. E questo te lo sta dicendo una persona che, dai quattro anni in avanti, è stata in continua competizione. Ho avuto ottimi risultati sportivi, dall’atletica leggera al basket, che ho portato avanti fino ai 23-24 anni. Poi, immerso in una cattiva gestione dirigenziale, ho abbandonato per seguire altre strade con grandi, grandissime soddisfazioni. Dunque, è molto difficile vivere senza etichette; c’è bisogno davvero di una consapevolezza personale elevata, anzi, elevatissima.

Hai detto che per te “la semplicità è la via più vicina al divino”. In che modo questo principio guida la tua musica?
Ti rispondo subito dicendo che per me la musica è una connessione divina: le canzoni mi arrivano dall’alto, una connessione con fili invisibili, una sorta di energia che mi manda idee, canzoni e tanto altro. Non sono lì come un autore a cui commissionano brani e, di questi tempi, al U0% interpretano canzoni con emozioni altrui. Contenti loro, contenti tutti, anche se è una questione di business. E dopo il 2021, questa connessione è venuta scemando, così ho deciso di fare un passo indietro e dedicarmi ad altro: una decisione intelligente.

Il brano ha delle sonorità pop dance: come sei arrivato a questa scelta sonora per raccontare una tematica così profonda?
Volevo che trasmettesse felicità, volevo far ballare le persone, farle muovere, scatenare onde energetiche positive. Poi, stava anche arrivando l’estate. È un brano scritto e finito a metà maggio, così ho già immaginato l’estate. Desideravo un rientro fresco e appassionato, ma non per questo meno profondo.

Dal 2010 con il tuo primo album, hai attraversato molte fasi musicali: come senti che sei cambiato come artista?
Sì, che bello! Ricordare quel periodo è fantastico: un album da emergente che mi ha regalato tante soddisfazioni, da Rai Uno alle reti Mediaset, dalle piccole radio a quelle più grandi. Tutto fatto senza pretendere niente; forse è proprio quello che ti fa stare bene, non pretendere nulla e ricevere tanto. Lasciare che il flusso faccia il suo corso: le emozioni, non avere invidia per nessuno, gratificare tutto il gratificabile, essere positivo con te stesso e con gli altri. Sono sempre lo stesso come artista, ma più consapevole, più completo, senza doversi sentire ogni anno chiedere: “Ma tu a Sanremo non vai?”. Torniamo all’ansia di dover competere; già solo la parola mette ansia. Capisco bene che in Italia, se non vai a Sanremo, sembri un artista minore, magari hai poco margine di poter suonare dal vivo, altra nota dolente tutta italiana… In pratica è un sistema che non si scardinerà mai. Tanti promoter nemmeno ti guardano se non hai fatto Sanremo, non riescono a “venderti” come artista. Pensate un po’ voi! Troppo semplice: mi venderei da solo se avessi avuto l’occasione di mettermi in mostra in quella grande vetrina commerciale… Consapevole .

“Polvere e sassi nel cuore” è stato un brano simbolico per il post-sisma. Che responsabilità senti nel dare voce a storie così forti?
La responsabilità è stata quella di averlo vissuto in prima linea, abitando a circa 40 km di distanza. Il terremoto non finiva mai, è stata una tragedia immensa. Ho perso persone care a causa del sisma. È servito per dare un messaggio di speranza; una canzone può infondere tanta speranza, specialmente se fatta proprio con il cuore, quello che penso di aver messo io. Questo lo devo soprattutto all’ex Vescovo di Ascoli Piceno, Monsignor Giovanni D’Ercole; un uomo di grande umanità, una persona davvero speciale. Fu lui a chiedermi di scriverla e questo per me fu davvero un gesto importante. Lui fu anche il primo a correre nel bel mezzo della notte a scavare sotto le macerie, ma molti sembrano non ricordarlo.

Nel 2018 hai ricevuto il Premio Ivan Graziani. Quanto ha significato per te questo riconoscimento?
Un riconoscimento davvero speciale, un artista pazzesco. In alcune parti vocali potrei avere delle somiglianze. Mitico Ivan, grande rocker!

Hai alternato generi come pop, rock e dance. Quanto è importante per te non rimanere mai fermo in un solo stile?
Tutto questo rientra nel modo in cui definisco la musica in generale. Per me la musica rimane musica; è ovvio che anch’io ho dovuto etichettarmi, e anche nel mio primo album c’è di tutto, ogni genere. Ma non amo molto etichettarla. Comunque, se qualche rapper mi invitasse a cantare un brano insieme, lo farei molto volentieri.

“In un istante” è un brano molto toccante dedicato alla tua compagna. La musica per te è anche un modo per elaborare il dolore?
Sì. In realtà, la mia compagna, oltre a essere stata un ingegnere elettronico, un’insegnante, una pianista e anche una poetessa, ha scritto la canzone in un istante, mentre stava trascorrendo i suoi ultimi giorni di vita. In realtà, è stata lei a dedicarmela. Io l’ho poi terminata, dedicandola a lei. La mia mano potete sentirla nello special finale e nella chiusura del brano: questa è la vera storia. Questa canzone ha il doppio dell’elaborazione del dolore. Non è stato nemmeno semplice cantarla e inciderla; il dolore era davvero forte.

Quanto è stato difficile trasformare un lutto in qualcosa di condivisibile attraverso l’arte?
È stato difficile, ma anche liberatorio, soprattutto per l’anima. Dopo oltre sei anni di convivenza, ritrovarsi a perdere una persona che era il tuo respiro quotidiano, il tuo tutto, non è affatto facile. Di questi sei anni, due sono stati trascorsi in malattia; devo dire che non l’ho abbandonata nemmeno un secondo, e vederla spegnersi non è stato semplice. Non si può lasciare la terra a soli quarant’anni. La condivisione è stata una liberazione e un alleggerimento, soprattutto per me stesso. È stata un’esperienza forte che non auguro a nessuno. Bisogna saper lasciare andare, non dimenticare ma lasciare andare.

“Una Notte Eterna” parla anche di voglia di ripartire. Oggi da dove riparte Andrea Petrucci?
“Una notte eterna” è simbolo di libertà, di spezzare le catene della quotidianità, di rompere l’oppressione del tempo che scandisce le nostre giornate. Corriamo incessantemente, per poi ritrovarci a fare sempre le stesse cose ogni giorno: è pazzesco. Per questo, identifico questa canzone come un omaggio alla libertà di essere e di vivere. Non a caso, sulla copertina del singolo campeggia una grande astronave aliena che, oltre a richiamare la libertà senza tempo e senza limiti, si rifà soprattutto al mio primo singolo del 2010, “Non siamo soli nell’universo”, dedicato alle civiltà aliene. È quindi un chiaro segnale di ripartenza, come se tornassi a un vero inizio.

Cosa bolle in pentola per il futuro? Hai già nuovi progetti musicali in arrivo?
Ho già altri brani, non posso dire altro. Spero presto di farveli sentire senza aspettare anni; anzi, ne sono sicuro.

Se potessi lasciare un messaggio a chi sta attraversando un momento buio, quale sarebbe?
Nemmeno a farlo apposta, purtroppo, quasi un anno fa, proprio mentre facevo ascoltare alcune delle mie nuove produzioni all’ascoltatore numero uno, mio padre, lui si è improvvisamente ammalato e dopo quattro mesi ci ha lasciato, a 7U anni. Per questo, se potessi lasciare un messaggio a chi sta attraversando un momento buio, direi: vivi ogni secondo della tua vita, ama ogni secondo della tua vita, non perdere gli attimi che potresti vivere, non scoraggiarti mai. Siamo comunque esseri mortali, abbiamo un inizio e una fine. Le mie parole potrebbero sembrare poco incoraggianti, ma è proprio nell’amare ogni giorno quello che hai che potrai vivere di speranze senza lasciare indietro nulla.

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BIO
ANDREA PETRUCCI, cantautore originario di Ascoli Piceno, si trasferisce a Milano nel 2006 per dedicarsi completamente alla musica. Dopo gli esordi in diverse band e l’esperienza nei concorsi nazionali, viene notato da figure come Saturnino Celani e Carlo Gargioni, che ne riconoscono il talento e la potenza vocale. Nel 2010 pubblica il suo primo album solista “Andrea Petrucci” e il singolo “Non siamo soli nell’universo”. Negli anni successivi pubblica altri progetti alternando il pop-rock alla dance, senza mai abbandonare la scrittura di brani dal forte impatto emotivo e sociale. Nel 2017 è autore di “Polvere e sassi nel cuore”, brano simbolo della rinascita post-sisma. A febbraio dell’anno successivo esce il videoclip del singolo, che lo porta a ricevere il prestigioso Premio Ivan Graziani 2018. Nello stesso anno si esibisce davanti al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in occasione della fiaccolata in memoria delle vittime del terremoto. Nel 2020 esce l’album “Il coraggio è tra le braccia di un sogno” e viene invitato come ospite al Trofeo Nilla Pizzi nelle varie date, in onda su La7 e Rete 4. L’anno successivo pubblica “In un istante”, un toccante tributo alla sua compagna scomparsa prematuramente.

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