Eman pubblica il nuovo singolo “Tutte le volte”. Scritto e composto dallo stesso cantautore calabrese, il brano è prodotto e arrangiato da Mattia “SKG” Masciari e Rosario “Tano” Critelli e mixato da Andrea Debernardi. Parla di una storia d’amore finita raccontata in maniera “dolcemente cruda”, con toni introspettivi e personali, ponendo al centro le individualità. Il video di “Tutte le volte”, regia di Mauro Lamanna, è un cortometraggio liberamente ispirato alla storia d’amore tra Dj Fabo e Valeria Imbrogno il delicatissimo tema trattato: l’eutanasia.
Protagonisti del video gli attori Aurora Ruffino (già in “I Medici”, “Braccialetti Rossi”, “La Solitudine dei Numeri Primi”) e Gianmarco Saurino (già in “Che Dio Ci Aiuti”, “Non Dirlo Al Mio Capo”, “Questo È Il Mio Paese”), nel ruolo di due giovani innamorati che all’improvviso hanno dovuto affrontare una situazione dolorosa che li ha portati a prendere una decisione difficile.
“Abbiamo deciso di affrontare un argomento di attualità con coraggio e dolcezza – racconta Eman, all’anagrafe Emanuele Aceto – puntare lo sguardo sul poco tempo a disposizione per viversi appieno le persone a noi care, i momenti passati insieme. Superare il concetto della morte con un messaggio di Vita: è così poco il tempo, godetevi “ogni passaggio di luce. Per le mie canzoni mi piace prendere citazioni dal singolo, da momenti di vita vissuta da ognuno di noi. Alcune cose devono necessariamente accadere per dare un senso al singolo essere umano. In ‘Tutte le volte’ ho parlato di ballad terapeutica per questo. Non voglio insegnare niente a nessuno, chiunque ascolta i miei brani entra in contatto con loro e si fa la sua idea di cosa racconto in base alle esperienze che ha vissuto. Era solo un’analisi lucida, nel testo al passaggio iniziale c’è uno sforzo per la vita che viene dopo, ogni cambiamento da una nuova luce, mai farsi porre limiti su quello che ci fa parte di un viaggio splendido”.
Da dove nasce l’ispirazione di Eman?
“Ho preso spunto dalle storie della gente, la mia ispirazione viene dalla mia vita come da quella degli altri, racconto storie che ognuno può sentire come sue. L’artista ha solo questo merito: vedere il mondo e farne arte, il suo ruolo è quello di farne musica. Si tratta di un piccolo merito, a ispirarci sono gli altri, la loro vita. L’arte è un bene, è il mezzo di unificazione dell’essere. L’arte è solo uno specchio della vita, se leggi un bel libro e mentre lo fai pensi e immagini, l’autore ha raggiunto il suo scopo. Un’artista è quindi obbligato a occuparsi secondo me della vita reale, siamo specchio della realtà che ci circonda. L’artista, è ancora più obbligato di un politico ad esempio, ad essere scomodo, il politico dice quello che gli dicono di dire, l’artista deve essere critico quando serve essere scomodo. Nello stesso modo deve essere sincero quando scrive, senza pensare al pubblico. Io non credo che un artista non si rivolga al pubblico. non è così. Quando scrivi vuoi che qualcuno arrivi quello che provi, il piacere che hai tu, non lo faccio solo per me. E questo il pubblico lo capisce”.
Come Emanuele è diventato Eman?
“Mi sono avvicinato alla musica per necessità, mi è venuto automatico, ero balbuziente e cantare era terapeutico. Scrivere poi mi veniva più facile che parlare, ho iniziato automaticamente. Poi mi piaceva la musica e avevo una bella voce, è sempre stato così, ho imparato la chitarra da solo, a poco a poco formi il tuo gruppo, i tuoi amici e così è iniziato tutto. Ho provato a mantere la musica come hobby, intanto studiavo ingegneria. Ma è il pubblico che ti sceglie secondo me, nell’arte moderna lo dice la critica se vali oppure no, la musica è diversa, decide il pubblico. Il mio rapporto con il pubblico è molto intimo, spero di trasmettergli la mia energia e il mio pensiero. Mi ricordo un ragazzino che venne la prima volta a farsi fare un autografo, io ero sconosciuto, ho scelto di firmarmi Eman perché è un diminutivo. Lo stesso ragazzo l’ho ritrovato alla presentazione dell’album, con due date sold out. Me lo ricordo in prima fila sempre lui, l’idea di quel bambino li me la sono portato dentro”.
“Che tipo di artista sono? Molto stakanovista – dice Eman – amo il lavoro di studio, secondo me la sublimazione del lavoro in sé è l’arte, il lavoro ore e ore per migliorarsi e perfezionarsi, altrimenti non è arte. Curo molto i dettagli, se il cantato non esce insisto finché non è perfetto perché, penso, andrà lì sul disco e sarà per sempre, devi dare il massimo. Non siamo perfetti, io accetto le critiche e i suggerimenti di tutti. Dal lavoro di gruppo e dal giudizio degli altri, ci sono artisti solo io invece mi piace quando la mia musica è influente e sono influenzato il risultato è anche migliore. A chi avrei chiesto l’autografo? Vengo da una generazione di quelli che cercavano l’autografo e stavano per ore ad aspettare il cantante. Il mio rammarico è non essere riuscito a vedere De Andrè, mi ricordo che una volta suonava a Roccella Ionica, ma non potei andare. Stiamo lavorando all’altro singolo, la musica ti scade in 20 giorni, fruibilità della musica è cambiata. È cambiata la rapidità. Poi c’è il live che è l ‘essenza nostra, quindi spero di suonare prima possibile. Mi piace suonare in un club, mi piace anche quando hai delle sfide davanti. Mi capitava di avere 10 persone davanti, l’ho sempre fatto ed è dura, se dai il massimo. Il vero conosce il vero, quando non sei vero il pubblico se ne accorge”.
Eman, all’anagrafe Emanuele Aceto, nasce a Catanzaro. Si approccia alla musica e alla scrittura da giovanissimo appassionandosi a tutti i generi musicali, dal rock al blues dal reggae al grunge e, in maniera particolare, al cantautorato italiano. Appena quattordicenne inizia a cantare in alcuni gruppi punk-rock della sua città e all’età di sedici anni fonda il suo primo gruppo, i Diffida. Qualche anno dopo si avvicina al mondo delle Dancehall e dei Sound System, fondandone uno proprio: Pennywise Crew. Si fa conoscere con lo pseudonimo di Eman, grazie anche agli Open Mic e alle prime canzoni su strumentali giamaicane e francesi. Il brano “Dammi da bere” lo farà conoscere al pubblico di “Myspace” e delle dell’ambiente reggae italiano. L’incontro tra il suo background musicale, il cantato ritmato della Dancehall e le rime del raggamuffin, dà vita al personalissimo stile di scrittura e cantato che caratterizzerà la musica di Eman. La successiva fondazione del collettivo di cantanti, rapper e produttori “Kuanshot Records” e l’inizio della collaborazione con Mattia Masciari “SKG” vedrà l’uscita del suo album autoprodotto “Come Aceto” (2009) e si esibisce in diversi centri sociali e locali lungo tutta la Penisola. Nel 2012 esce il singolo “Insane” prodotto da “SKG”, che segna la svolta musicale e l’apprezzamento generale da parte del pubblico. Nel 2013 pubblica i singoli “Time by time” e “Il mio vizio” (entrambi prodotti da “SKG”) e, a seguire, “L’amore al tempo dello spread”, prodotto da Rosario Critelli “Tano”. Viene notato da Sony Music e la collaborazione con la major darà vita all’album “Amen”, preceduto dai singoli “Giorno e notte” (2015, prod. “SKG”) e “Amen” (2015, prod. SKG). L’album esordisce al 37esimo posto della classifica FIMI e il singolo “Amen” arriva al primo posto della classifica Viral di Spotify. Attualmente Eman sta lavorando al suo secondo disco, anticipato dai singoli “Icaro”, “Milano” e “Tutte le volte”.