Delle cose e delle persone che ci piacciono, che amiamo, che stimiamo…spesso ce ne ricordiamo solo quando ormai le abbiamo perse. È così, tendiamo a darle per scontate, almeno una volta lo abbiamo fatto tutti; solo quando è troppo tardi ci rendiamo conto della perdita, e allora scatta la rincorsa nel tentativo di farsi perdonare.
Della tragica dipartita di Chris Cornell se ne è chiacchierato parecchio in questi ultimi giorni. Personalmente la notizia mi ha colpito abbastanza pesantemente, e altrettanto mi ha colpito la scoperta che il cantante di Seattle soffriva di depressione a tal punto di decidere di impiccarsi. È stata la depressione, dunque, non tanto il suicidio in sé, a causare la prematura eclissi della stella che era Chris Cornell.
Ho scoperto la voce di Chris una decina di anni fa, grazie a “Cochise”, il primo singolo degli Audioslave. All’inizio il suo timbro di voce non mi piaceva, troppo nasale, troppo particolare. Solo con il tempo ho imparato ad apprezzarlo. Il suo timbro era l’elemento che lo rendeva immediatamente riconoscibile fra mille.
Il progetto Audioslave era un supergruppo nato dalle ceneri dei mitici Rage Against the Machine (già citati in questa rubrica poiché presenti nella colonna sonora di “Matrix”): nel 2001, dopo l’allontanamento di Zack De La Rocha, il bassista Tim Commerford, il batterista Brad Wilk e il chitarrista Tom Morello scelsero di continuare a collaborare insieme, e nel ruolo di frontman arrivò Chris Cornell, anch’egli già famoso per la militanza nei Soundgarden. Il primo album omonimo fu pubblicato nel novembre 2002.
Nel 2005, gli Audioslave suonarono davanti a 70mila persone a L’Avana: era dal 1959 che una band statunitense non si esibiva a Cuba. Dopo aver pubblicato altri due dischi, per conflitti interni la band si sciolse all’inizio del 2007.
Forse non tutti sanno che…una canzone degli Audioslave è stata inserita nella colonna sonora di un film. Il brano si intitola “Shadow on the Sun” (presente nell’album di debutto della band), e la pellicola è “Collateral”, un appassionante thriller del 2004 diretto da Michael Mann. Tom Cruise interpreta il protagonista Vincent, un sicario ingaggiato per recarsi a Los Angeles ad eliminare cinque testimoni scomodi nell’arco di una sola notte; Jaime Foxx è Max, il tassista che ha la sfortuna di avere Vincent come passeggero e di diventarne l’ostaggio. “Shadow on the Sun” ha una posizione di primo piano nel film, perché accompagna le immagini di due scene dense di significato: quella in cui un coyote solitario taglia loro la strada, e quella in cui Max trova la forza per ribellarsi al suo aguzzino Vincent, nell’unico modo che gli è possibile.
Oltre al brano degli Audioslave, la colonna sonora include generi musicali disparati, a seconda dei contesti in cui Vincent e Max si ritrovano. Fatta eccezione per le orchestrazioni originali di James Newton Howard, molta della musica è diegetica, cioè rientra nell’andamento narrativo: il tributo a Miles Davis nella scena del jazz club, l’elettronica di “Ready Steady Go (Korean Style)” di Paul Oakenfold in quella della discoteca.