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“A Night in Boemia”: le emozioni dei Queen arrivano al cinema

Queen1La sensazione che assale qualsiasi persona veda quelle immagini è sempre la stessa: dannazione, ma perché non ho potuto vivere sulla mia pelle gli anni settanta? Quel sound, quella capacità scenica, quella potenza vocale e emotiva, riuscirà mai un altro gruppo a sprigionarle? La risposta probabilmente è no, ed è per questo che “quelli della mia generazione” non possono assolutamente perdersi spettacoli come questi, preziosi documenti quasi archeologici in quest’epoca digitale. Sto parlando del docu-film “Queen, a night in Boemia”, nei cinema di tutta Italia ma solo per tre giorni (16-17 e 18 maggio): lo straordinario reportage del concerto dei Queen all’Hammersmith Odeon di Londra, andato in onda in diretta televisiva (su BBC e BBC2) la notte di Natale del 1975, con la chicca della prima esibizione registrata del brano “Bohemian Rhapsody”, all’epoca appena uscito e già in testa alle classifiche inglesi.

Preceduto da interviste ai protagonisti, immagini di repertorio di Freddie Mercury, la prima intervista televisiva alla band e spezzoni di esibizioni famose (come quella ad Hyde Park), il concerto viene proposto in una versione rimasterizzata e restaurata in Ultra HD, con uno spettacolare surround, affinché anche in sala si possano godere le emozioni del live di oltre 40 anni fa.  E poi c’è lui, Freddie Mercury, straordinario animale da palco, due abiti diversi e “succinti” creati per lui da Wedy deSmet, smalto nero alle unghie (Brian May aveva optato per il bianco invece) e soprattutto una voce che mette i brividi anche a quasi mezzo secolo di distanza. “Now I’m Here” “Killer Queen” “Keep Yourself Alive” e naturalmente “Bohemian Rhapsody”, con un superbo medley rock a concludere (comprendente gli estratti di Stupid Cupid e Be Bop A Lula): le conosciamo tutti, e ci mangiamo le mani di non averle mai potute sentire dal vivo. Oggi possiamo però vivere un concentrato di quelle sensazioni che vissero i fortunati spettatori dell’Hammersmith Odeon stando direttamente seduti al cinema, consapevoli (sicuramente più dei spettatori dell’epoca) di star assistendo alla Storia. Quella con la esse maiuscola.

 

Adalberto Piccolo

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Responsabile editoriale, responsabile della comunicazione, responsabile social media. Ma comunque poco responsabile. "Il Mondo non è perfetto: in un mondo perfetto Mark Chapman avrebbe sparato a Yoko Ono".

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