Lo scorso venerdì è andato in scena presso il Teatro Parioli Peppino De Filippo “Ballades” della Compagnia di danza rodigina Fabula Saltica.
Ispirato al film “Ballando Ballando” del compianto regista Ettore Scola, lo spettacolo mette in scena un’umanità variegata che trova il proprio punto di incontro nella Balera, un luogo specifico, ma anche microcosmo in cui prendono vita attese e speranze, incontri e storie, passioni e delusioni.
Claudio Ronda, il coreografo, attinge dalla danza contemporanea e dell’arte performativa con un’opera dalla spiccata teatralità e con una predilezione per gli ensembles, attraverso i quali effettivamente meglio riesce a rendere le dinamiche dell’incontro con l’altro, conservando intatta la peculiarità comportamentale di ogni personaggio. A incoraggiare questo aspetto un corpo di ballo rodato e molto affiatato, seppur – a ben guardare – la compagine sia tecnicamente molto eterogenea.
Un abuso dell’utilizzo delle sedie come ausilio di mobilità appesantisce il ritmo dell’azione, poiché la rende maggiormente intuibile, a discapito della dinamica – sacrificata comunque dalla esigua profondità dello spazio scenico. Nota di merito invece per la musicalità e l’interpretazione di alcuni performer tra i quali Federica Iacuzzi, Martin Angiuli, Melania Chionna, Alessia Cecchi, Vito Alfarano.
Le musiche originali di Paolo Zambelli attingono dalla tradizione popolare del valzer, dal tango e dalla mazurka e si arricchiscono di sonorità legate al jazz e al rock regalando allo spettacolo un’impostazione moderna e di classe.
Con i danzatori quasi sempre tutti sul palco, ne risulta particolarmente convincente la capacità di integrare perfettamente i costumi e gli oggetti di scena nell’azione, così che ogni personaggio passi da una presentazione di sé ben definita, quasi grottesca, ad uno spogliarsi degli orpelli che ne ostacolerebbero il movimento, con l’obiettivo raggiunto di mantenere i ruoli riconoscibili e dare ai personaggi maggiore spessore e pathos.
Uno spettacolo raffinato e ben congegnato, dal quale ci si affranca con la sensazione di aver trovato un po’ di sé, se non proprio in qualcuno dei personaggi, sicuramente in quella atmosfera di evasione e gioco che la sala da ballo produce.