Dice di non essere ancora abituato a serate così, in teatro, e che si sente più a suo agio col sottofondo di bottiglie che si rompono in qualche club notturno frequentato da pochi (e molesti) avventori. Sarà, ma visto lo spettacolo che è riuscito a regalare, non ci crede nessuno. Parliamo di Jack Savoretti, che sabato 31 ottobre ha concluso il suo Written in Scars Tour all’Auditorium Parco della Musica in Roma,ultimo atto di tre appuntamenti in terra italica (Mestre e Genova, entrambi sold out).
Voce sporca e toccante, fare da rocker timido in un mondo di squali (“ci avevano detto che non avremmo funzionato, che specie in Italia per fare musica ci sono delle regole.. Bullshit!” racconta al pubblico di una gremita sala Sinopoli, facendolo esplodere di gioia), Jack avevamo avuto il piacere di incontrarlo un anno fa’: mi parlò della sua passione per la musica italiana e per il paese delle suo origine, il paese del padre, dei suoi viaggi e del ricordo malinconico di essi. Ecco, tutto questo riesce a trasmetterlo anche al pubblico, lo abbraccia con la sua energia e con la sua immediatezza, grida quasi commosso che “l’unico vostro difetto è che non avete idea di quanto siate fortunati a vivere a Roma”. E poi canta, benissimo. E suona, perchè oltre ad essere un cantautore è anche un apprezzato chitarrista, e non lo manca a dimostrare durante la sua lunga scaletta, in cui la tracklist dell’album Written in Scars scivola via tra vecchie e nuove hit (Home, Tie me down, The other side of love le più celebri) duetti (con Violetta Zironi in Crazy fool e con Gianmarco Dottori in Come shine a light) e cover (la poco celebre Nobody ‘cept you di Bob Dylan).
Emozioni, buona musica e ottima atmosfera che riesce a coinvolgere anche il pubblico della (di solito) ingessata sala Sinopoli. Sarà pure poco avvezzo a serate come queste, ma non lo dimostra affatto.