“È un teatro che nasce inesorabilmente dai sogni e dalle fiabe…”
(Slava Polunin)
Quando si assiste ad uno spettacolo ben congegnato, ecco che la sospensione dalla realtà è immediata, ci si trova in un non-luogo deputato a magiche e meravigliose avventure in cui tutto è possibile, ed è facile – se non necessario – ritrovare quel candido stupore che caratterizza il periodo dell’infanzia. Con Slava’s Snowshow al Teatro Argentina di Roma, abbiamo potuto assistere ieri alla trasformazione di un pubblico, eterogeneo ma composto, in una platea partecipe e giocosa, per nulla infastidita dalle incursioni e i “dispetti” di un manipolo di adorabili clown.
Con uno spazio scenico che invade palco e parterre, protagonista di una incessante nevicata di carta, lo show di Slava attinge all’arte della clownerie componendo quadri ora comici, ora di commovente poesia. La perfetta orchestrazione del disegno luci accentua l’atmosfera onirica e sottolinea ogni movimento dei protagonisti, lo stesso Slava e i suoi “aiutanti” Artem Zhimo, Onofrio Colucci, Vanya Polunin, Yury Musatov, Aelita West, Alexandre Frish e Guido Nardin. Il trucco vistoso ne accentua la straordinaria mimica così che l’universalità del gesto privo di parola sia facilmente leggibile anche da distanze più marcate.
E’ così che appare evidente come ogni più piccolo dettaglio, dalle luci, le scene, le movenze, il contrappunto sonoro e le tracce musicali (di cui è possibile ascoltare qualche brano di seguito) siano stati studiati alla perfezione per la messa in scena di una vera e propria ode alla libertà e alla fantasia.
Uno spettacolo per gli occhi e per il cuore che almeno una volta nella vita andrebbe visto, per la sua capacità di divertire con intelligenza e misura, incoraggiando al contempo la spontaneità del gesto nell’incontro con l’altro.
Slava’s Snowshow sarà in scena a Roma ancora fino al 1 Marzo.
Qui la scheda dello spettacolo