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Le Dissolute Assolte: quando un teatro si trasforma in un bordello

Non sempre la seduzione porta all’amore, anzi.

Ne sanno qualcosa le otto donne protagoniste di “Le dissolute assolte (ovvero le donne del Don Giovanni)”, spettacolo scritto e diretta da Luca Gaeta.

Uno spettacolo itinerante, ma in senso lato: non è il cast che, con la produzione, gira i teatri per mettere in scena lo show, bensì è il pubblico che, inconsapevolmente, viene catapultato in un teatro che non è più tale, ma si trasforma in uno squallido bordello.

Lo spettatore sarà in tal modo coinvolto in un viaggio alla scoperta delle otto donne più significative del famoso “Catalogo” di Don Giovani, guidati da Leporello (Marco Giustini), fedele servitore del seduttore più famoso al mondo, che come Caronte ci guida attraverso le anime di queste donne straziate dall’amore.

Atmosfere cupe, spoglie; un vuoto colmato dall’insania delle protagoniste che, private del loro cuore, abitano un tetro bordello gestito da una prostituta veterana.

Stanza dopo stanza le incontriamo, ci raccontano la loro storia: alcune di loro sono state sedotte e abbandonate in una notte, altre dopo essere state portate all’altare, altre ancora sono oramai travolte dalla follia, a causa delle bugie dell’uomo più libidinoso dell’opera classica.

Sensuali, dissolute, ma assolte: già, perché la loro unica colpa è stata quella di aver amato, di essere state travolte dal piacere del Don Giovanni che, seppur assente, è possibile annoverare tra i protagonisti del racconto per le innumerevoli volte in cui è stato citato, raccontato, maledetto.

Brillanti e di gran classe le interpretazione delle attrici (Valentina Ghetti, Laura Gigante, Eleonora Gnazi, Nela Lucic, Claudia Donzelli, Daphne Leonardi, Chiara Venanzoni, Annamaria Zuccaro) che hanno saputo dar forza e carattere ad ognuna delle storie raccontate dalle dissolute.

Uno spettacolo interattivo, che non ha coinvolto semplicemente lo spettatore facendogli attraversare la magnifica location del Rialto Sant’Ambrogio, ma lo ha coinvolto anche in alcune scene, oggetti in quel momento della sconsideratezza dei personaggi.

Lo spettacolo finisce con un soffio sulle candele; cala nel buio il luogo dell’ultima scena, al pubblico non resta che meditare sulle ultime parole pronunciate dallo zoppo Leporello: “è lecito soddisfare il proprio desiderio a discapito della moralità, e della felicità altrui?

Giuseppe Barone

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Amo la musica, perché mi aiuta a dialogare con la mia anima. E dialogo con le altre anime attraverso la scrittura, perché scrivere è l'unico modo che ho per comunicare al mondo esattamente quello che sento. "Comportati da signore, vivi come un bambino", il mio motto.

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