Tra le proposte più interessanti di questa edizione del Festival Capitolino, il documentario di Oren Jacoby, intitolato “The Italian Secret – Gli eroi dimenticati”. L’Italia più bella che viene finalmente a galla. Dopo tutto l’orrore delle guerre, l’intolleranza, la deportazione, in un clima contemporaneo ancora e forse ancor più colorato di cinismo e individualismo, questa pellicola appare come un faro nella notte e strappa commozione pura nello scoprire un paese bellissimo nella sua geografia e coraggioso nel suo popolo.
Gino Bartali, fenomeno del ciclismo che, nell’era del fascismo, non solo respinse con fermezza la pretesa del partito di ergerlo a icona del fascio, ma salvò migliaia di vite trasportando documenti falsi all’interno della sua bicicletta. Il Dottor Giovanni Borromeo inventò una malattia inesistente per spaventare le SS e tenerle lontane dall’ospedale sull’Isola Tiberina in cui nascondeva gli ebrei. Con loro tantissimi altri uomini comuni che, rischiarono la loro vita per salvarla a degli sconosciuti.
L’opera dosa sapientemente le testimonianze commosse dei sopravvissuti giunti in Italia per rendere grazie a chi ne seppe cogliere l’umanità salvando loro la vita, con lunghi piani sequenza di quei paesaggi densi di significato, colli e monti che nascosero i “giusti”, conventi e palazzi le cui architetture assurgono il ruolo di custodi di vita.
Pochissime le ricostruzioni storiche, necessarie solo a sottolineare il terrore provato da chi, senza alcun motivo reale, è stato privato di ogni diritto e dignità, finanche della vita. “La storia una cosa è leggerla sui libri, molto altro è viverla” afferma Ursula Korn Selig, tornata in Italia per dire addio e ringraziare il suo vecchio amico, Monsignor Beniamino Schivo, il prete che aiutò la sua famiglia a nascondersi dandogli un rifugio a città di Castello, in Umbria.
Quella grande macchia di cui spesso è tacciato il popolo italiano, l’omertà, si erge qui a qualità suprema, la solidarietà di interi paesi al servizio di chi semplicemente non poteva morire perché “diverso”.
Consiglio caldamente la visione di questo gioiello a chiunque, ma soprattutto alle nuove generazioni di giovani, che possano andare fieri di essere italiani, che possano trovare ispirazione per un domani più giusto.