“Tutto succede nel luogo dove non guardiamo mai”
Tornano le avventure del detective Arturo Zarco, lasciato in balìa del trasporto sentimentale verso l’efebo Olmo, collezionista di farfalle, – conosciuto ai tempi del caso al centro di Black, Black, Black – e la riverente sudditanza psicologica nei confronti dell’ex moglie Paula. E’ estate ed è tempo di vacanze per tutti, persino per il nostro detective, deciso a verificare in prima persona il sentimento di mancanza provato dal suo entourage. Così in un perenne stato di insoddisfazione e noncuranza, che è poi uno dei tratti tipici di questo particolarissimo personaggio nato dalla prolifica penna di Marta Sanz, lo accompagniamo nella lussuosa dimora di Marina Frankel, amica di gioventù.
Così come il condominio di Black, Black, Black, il riurau è parte integrante del racconto, sorta di ventre partoriente esso stesso di doppi: la matrona Amparo e Janni, Marina stessa e sua sorella Ilse, Fanny ed Erica, tre generazioni di gemelle omozigote, una feconda, l’altra sterile, ma tutte (o quasi) con grandi doti di “adescamento”.
Il nostro buon detective si troverà così, suo malgrado, coinvolto ancora una volta in un gorgo che rischia di interessarlo sempre più del dovuto, ma da cui saprà emergere con le consuete doti di intuito, attenzione al “qui ed ora” ma anche alla dimensione parallela che si svolge nella sua testa. In particolare la figura di Paula, se nel primo romanzo era connotata in lunghe conversazioni telefoniche, oggi diventa ancor più presente e caratteristica, poiché “voce della coscienza di Zarco”. E sta qui, a ben guardare, l’originalità narrativa della Sanz, la capacità di fondere un genere narrativo peculiare come quello del “noir” con una sintassi densa e profonda.
Zarco è un personaggio estremamente attuale nella sua perfetta caratterizzazione, i cui difetti sono ancor più visibili dei pregi, debole, vanesio, a volte persino irritante. Ma vi sfido a non innamorarvene. La Sanz è maestra nell’imbrigliare il lettore in una trama avvincente declinata con una scrittura aderente al personaggio, un po’ da operetta underground, assolutamente irresistibile.
I nostri più sinceri complimenti vanno anche alla traduzione dell’opera a cura di Luigi Scaffidi, meritorio tra l’altro di aver scoperto Marta Sanz.