Il cinema indipendente e sperimentale da tutto il mondo torna al Pesaro Film Fest
E’ cominciato ieri e proseguirà fino al 29 giugno il Pesaro Film Fest, il più importante festival italiano dedicato al “Cinema Nuovo”, ossia alle ricerche e sperimentazioni linguistiche, al cinema alternativo proveniente da tutto il mondo, che quest’anno festeggia il traguardo storico dcelle 50 edizioni, celebrandole con una rassegna che da Godard a Oshima ricorda il miglior cinema passato nelle prime edizioni della manifestiazione, senza nostalgie, anzi con la voglia di capire quei percorsi dove sono andati a finire.
E l’aria di Nouvelle Vague è molto presente nei film che aprono il concorso ufficiale del festival: Swim Little Fish Swim, di Lola Bessis e Ruben Amar, è una commedia artistica e sentimentale, che odora di scena alternativa newyorkese e Bohéme francese anni ’60, tra tenerezza sincera e ruffianerie di maniera, guardando al cinema di Linklater e Julie Delpy; più sincero appare Free Range, dell’estone Veiko Ounpuu, che nel raccontare la storia di una coppia sul punto di scoppiare, lui incapace di crescere e smettere di bere, lei incapace di adattarsi a una vita precaria, apre insoliti e interessanti scorci visionari, cambiando registri, toni, sguardi e uso della musica in modi non sempre riusciti ma spesso sorprendenti.
Al centro poi di questa 50^ edizione il cinema sperimentale americano nel Panorama USA, tra indipendenza e amore per il racconto nelle sue forme più disparate: un bacino ricchissimo che Pesaro limita agli ultimi 15 anni per raccontarne forme e formati, come in Pretend di Julie Talen, che mescola le sperimentazioni video-artistiche con la drammaturgia familiare, raccontando attraverso split-screen, distorsioni, reimpressioni di immagini digitali il dramma di un gioco tra sorelle finito in tragedia. Una commistione tra invenzione e commissione che non sempre funziona, ma che arriva a un bel finale.