Ha già vinto un premio per la regia nel ’93 (Naked) e la Palma d’oro nel ’96 (lo splendido Segreti e bugie). Mike Leigh ci riprova con il festival di Cannes a 3 anni di distanza dal bellissimo Another Year con Mr. Turner, ma stavolta non fa centro, anzi firma forse una delle sue opere meno interessanti. Raccontando gli ultimi 20 anni di vita di William Turner il più celebre pittore inglese, concentrandosi sul suo rapporto con l’arte dell’epoca, allo stesso tempo accondiscendente e anarchico, e sulla sua doppia vita, da pittore con governante e da uomo di mare con amante sul porto.
Questa dualità però Leigh, autore anche della sceneggiatura, la spreca: il suo Mr. Turner non si discosta molto dal classico biopic d’artista, fatto di genio e sregolatezza, ascese e cadute, lotta contro le convenzioni – sociali o creative -, appena ravvivata da uno stile un po’ più rarefatto, pittorico e teatrale ma poco fertile. Dispiace solo che un cesellatore di caratteri come Leigh abbia quasi abdicato a un film tutto sommato didattico, prima che didascalico, utilissimo ai licei che vogliano raccontare in maniera più diretta la pittura di Turner, il senso dell’esposizione, il concetto di arte come bene pubblico, meno agli amanti del cinema che non saranno supportati neanche da Timothy Spall, grande caratterista che con Leigh dà il massimo (Tutto o niente, per esempio), e qui sfiora la macchietta che grugnisce. Eppure qualcuno parla già di premio.