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“Open” a Roma: i colori di Daniel Ezralow per i danzatori Spellbound

Al Teatro Vascello, il più recente lavoro del coreografo americano con i ballerini della compagnia di Mauro Astolfi.

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Funambolo inarrestabile tra le altezze di un estro ipercreativo, Daniel Ezralow espone se stesso nella più furiosa libertà compositiva di un gioco coreografico irresistibile. Open, recentemente in scena al Teatro Vascello di Roma (dal 10 al 13 aprile), è l’ultimo lavoro di un autore che, più di altri, ha saputo nel tempo rinnovare il segno e stupire il pubblico, senza mai abbandonare una linea estetica riconoscibile e chiara. Esempio vincente di eclettismo e originalità, il coreografo americano è riuscito nell’impresa di adattare il proprio stile a luoghi, culture e palcoscenici diversi, restando sempre in equilibrio tra le lusinghe di una popolarità che impone ripetitività collaudate e il richiamo di uno slancio che esige novità e rischio.

Curioso e libero per natura, Ezralow ha sperimentato generi e ambienti distanti (teatro, cinema, musica, televisione, sport e moda) e ha lasciato che fosse la danza stessa a farsi spazio tra sguardi inesperti e luoghi inadatti; così, anche in Open, lascia fluire il movimento, senza imporre sovrastrutture di pensiero ad un’arte che semplicemente pone se stessa e che smette di cercare altrove un significato che già possiede come espressione autonoma e ostensiva di emozioni comuni. L’insofferenza di Ezralow nei confronti di regole e confini, già evidente nel suo continuo svincolarsi da schemi di successo cristallizzati, diventa qui un’esplicita dichiarazione di intenti e filosofia di vita. Già nel titolo, Open si definisce come una dimostrazione di totale libertà creativa e un invito ad un’apertura mentale sempre più ampia che sia in grado di cogliere la ricchezza di un mondo di sentimenti e vissuti altrimenti inesprimibili.

Lo spettacolo esplode di gioia e creatività senza tradire inquietudine e sregolatezza e lascia l’impressione che l’apparentemente caotico accostamento di musiche e colori nasconda in realtà un ordine di matematica precisione la cui formula appartiene solo al creatore del gioco scenico; formula che ci resterà sconosciuta e inafferrabile esattamente come ogni mistero della natura, della vita e dell’uomo. Si alternano, sul palcoscenico, quadri e microstorie di personaggi sopra le righe e situazioni bizzarre, tra musiche e arie note a tutti (da Bizet a Bach a Prokof’ev) che, dissociate dalle più consuete immagini dell’opera e del balletto, accentuano per contrasto l’ironia delle più comuni scene di contemporanea follia.

In giro ormai da un anno in vari teatri del mondo, Open trova in Italia interpreti giovani e rinnovata energia grazie all’eccellenza tecnica ed espressiva dei danzatori di Spellbound Comtemporary Ballet. Strumenti prediletti delle inquietudini coreografiche e filosofiche di Mauro Astolfi, autore tra i più interessanti e produttivi sulla scena italiana contemporanea, i ballerini Spellbound si abbandonano con Daniel Ezralow ad un genere di danza diverso da quello del loro maestro. Se Astolfi li conduce lungo un percorso di ricerca che, sempre di più, trascende l’estetica per rivelare l’essenzialità di un sistema di idee, Ezralow ne espone senza confini la più giovane energia e gioiosa bellezza, spogliandone, disordinandone e ricomponendone i pensieri (esattamente come, nella scena finale, ne stravolge i colori degli abiti e lascia che, da soli, ritrovino la tinta unica del riconoscimento e dell’identità).

Evidentemente affascinati dall’esperimento, i ballerini Spellbound sembrano aver assimilato le direttive del coreografo americano, calandosi perfettamente in uno stile dinamico, fortemente ironico, estremamente ricco e vario nel vocabolario gestuale ed espressivo. Eppure conservano, sempre, quell’aura di controllata follia e seria spericolatezza che ne contraddistingue l’abbagliante virtuosismo e l’accattivante interpretazione. Felici ed esplosivi ma mai scomposti o disordinati, vincono indubbiamente la sfida di un esperimento artistico di buon impatto che coinvolge il pubblico e soddisfa gli appassionati del genere (qui alla presa con una lunga sfilata di stili, musiche, luci e abiti).

Interessante l’utilizzo di pannelli mobili sui quali vengono proiettate immagini e scritte varie che, pur ripetendo ossessivamente il messaggio del titolo e soffermandosi su poco velati slogan ecologisti, costituiscono un intrattenimento leggero e un finale divertente per uno spettacolo che scorre ininterrotto dall’inizio alla fine. Bello il pezzo di gruppo in stile Hip Hop su musiche di Bach e il pas de deux tra il giovane sognatore e la splendida sirena; esilarante la scena degli sposi sul ring.

Prolungati e sentiti, al Teatro Vascello, gli applausi per i bravissimi danzatori e per (l’assente) Daniel Ezralow.

Scheda spettacolo

Lula Abicca

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