Scarlett Johansson interpreta un’aliena che adesca maschi umani per permettere alla propria specie di cibarsene. Poco a poco però, il contatto con l’umanità la cambierà, la farà smarrire, la porterà irrimediabilmente a contatto con quella che si potrebbe definire la sua anima. Scritto dal regista Jonathan Glazer con Walter Campbell, a partire da Sotto la pelle di Michel Faber, Under the Skin è un dramma fantascientifico, praticamente muto, gelido e rarefatto che però ha, tra i vari pregi, quello di trovare un modo originale e coerente, “alieno”, per mettere in scena i suoi contenuti.
Il film forse tende a perdersi e a confondersi un po’ col trascorrere del tempo, ma Under the Skin è una sorpresa piena di idee folgoranti in senso visivo (la casa in cui avvengono i sacrifici è una scoperta sensoriale continua), musicale (partitura bellissima di Mica Levi) e narrativo, con la regia radicale e distante perfetta per descrivere il punto visivo spiazzante dell’aliena, per stimolare lo spettatore che riesce a entrare nel suo scostante mood, una Johansson che dona il suo corpo ma sa farlo interagire in modo notevole con gli spazi e le inquadrature. Piacerà a pochi, probabilmente, ma a Under the Skin non si può negare una voglia di stupire che manca alla maggior parte del cinema contemporaneo, specie di genere.