I film che non vedrete mai, e se li vedrete vi lasceranno a bocca aperta, da Torino 2012.
I film più chiacchierati del Torino Film Festival – il festival più cinefilo d’Italia, per certi versi il migliore – e i suoi vincitori li potete leggere dappertutto. Fourzine vi propone una carrellata dei film più curiosi, particolari, diversi, quelli che molto probabilmente non arriveranno mai nelle sale e se lo faranno vi lasceranno a bocca aperta.
- Smettere di fumare fumando di Gipi: video diario di 68′ in cui il grande fumettista Gian Alfonso Pacinotti, al secondo (non) film, racconta i 10 giorni di astinenza nel tentativo di smettere di fumare. Narciso e onanista, cinema per gli amici, certo, ma anche acuto e divertente in più di un punto, quando sembra ripercorrere con la camera il suo approccio nel disegno. Certo, lascia più di un dubbio.
- The Lords of Salem di Rob Zombie: chi si aspettava la restaurazione dopo la deriva onirica di Halloween 2 resterà malissimo: un delirio barocco, psichedelico e surrealista, Jodorowski nel mondo dello splatter, del metal, ma anche di una raffinatissima perizia visiva che gioca tra trash e sublime e resta addosso come un messaggio subliminale. Folle e geniale.
- Blankets for Indians di Ken Jacobs: uno dei più grandi registi sperimentali americani, in uno studio in 3D sull’acqua di una fontana che diventa, con l’improvvisazione della realtà, un viaggio nella marcia verso Zuccotti Park, quella che occupò Wall Street. Riflessione sulla stereoscopia come ampliamento sensoriale, sul fermo immagine come strumento di lotta. magnifico e densissimo, ovviamente per palati avvertiti.
- Good Vibrations di Glenn Leyburn e Lisa Barros D’sa: biopic coi cosiddetti che racconta la storia di Terry Hooley, il padre del punk irlandese durante la guerra civile nell’Ulster. Cinema medio di quello che in UK è allo stato dell’arte, ma anche il viaggio nella scoperta del punk come lotta politica, e il suo canto del cigno. Trascinante: Belfast has the reason.
- Wrong di Quentin Dupieux: Rubber era già una bella follia, ma qui il regista un tempo noto come Mr. Oizo, prende l’universo totalmente nonsense del regista e lo immette in una storia di solitudine perdita di certezze. Ne viene fuori l’Hellzapoppin dell’avanguardia, un David Lynch corretto con l’humour che fa ridere e inquieta con la stessa assurda facilità. Fa con lui il paio il corto Bobby Yeah di Robert Morgan, ancora più delirante animazione di essere che si decompongo e ricompongo e con un pulsante possono distruggere e ricostruire il mondo. Come un video dei Tool, ma più ironico.