Anche perché il film, le cui didascalie sono scritte sia in italiano che in arabo, racconta proprio le incomprensioni, le contraddizioni di una società in fieri in cui la riscrittura sociale del proprio tessuto è anche riscrittura geografica, con la periferia sudest di Roma descritta come centro altro da Roma, con regole, leggi, valori propri, eco della banlieue parigina. Giovannesi ha capito che non serve riflettere astrattamente sui temi, ma usarli per costruire un racconto concreto basato sullo scontro tra ciò che si vorrebbe essere e ciò che inevitabilmente si è, che senta l’odore di luoghi e persone di cui narra (l’uso di Gigi D’Alessio, per esempio, in colonna sonora), coerente nel rifiutare catarsi ed effetti narrativi anche a costo di sembrare freddo e prevedibile. Finalmente, in un concorso internazionale, una bella sorpresa italiana.