Il clan dei Nakamoto della comunità Roji ha fama di grandi conquistatori, ma anche di sfortune e sciagura che li hanno sterminati da giovanissimi. A vedere le loro imprese e cercare di dar loro conforto, la levatrice Oryu, che sul letto di morte racconta le sue esperienze all’anima del marito. Wakamatsu Koji, uno dei più celebrati e prolifici registi giapponesi, con 105 film – di vario tipo e natura – in 50 anni di carriera, arriva nella sezione Orizzonti con Sennen yo nuraku, un dramma in costume che rappresenta un’epopea di eros e thanatos partendo da un romanzo di Nakagami Kenji.
The Millennial Rapture (l’estasi millenaria) si pone costantemente come sospensione tra due realtà, due registri, due mondi: la vita della nutrice e la morte dei ragazzi che ha cresciuto, la leggenda della rocca nebbiosa con cui si apre il film e la metafora su cui si struttura, il passato e il presente che s’intrecciano non solo nel racconto, ma anche nelle modalità di messinscena. La quale però sembra confusa e lo stile sembra latitare nel costruire il racconto di una stirpe che cerca disperatamente di cambiare il proprio destino e la predisposizione fatale alla morte. Wakamatsu appare incerto, anche a livello estetico, ma sa configurare le dinamiche del racconto in un finale palpitante che salva il film.