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Speciale Olimpiadi: Giorno 10

I Normodotati e i Normodopati delle Olimpiadi di Londra

Fulmine a ciel sereno nella Londra uggiosa di queste 30ime Olimpiadi. Uno dei principali atleti italiani, Alex Schwazer, oro a Pechino nella 50 km di marcia, titolo che avrebbe difeso sabato mattina, è stato ritirato dalla federazione perché trovato positivo a un controllo a sorpresa effettuato prima dei giochi. Sconcerto e delusione, e la consueta ironia del web. Oltre ovviamente a un tiro al bersaglio facile e molto discutibile, anche perché ipocrita. L’atleta è colpevole, verrà punito, non solo con la squalifica ma anche con la perdita di tutti i contratti pubblicitari e sponsor tecnici. L’arma in cui milita l’ha espulso. La sua carriera e parte della sua vita sono finite, cosa si vuole di più la gogna? Specialmente perché, e ciò fa onore all’uomo se non al marciatore, ha ammesso praticamente subito le sue colpe senza chiudersi nella difesa “non è vero, mi hanno drogato a mia insaputa” che va molto di moda tra i dopati.

Il padre si è preso la colpa pur di togliere un po’ di pese alle spalle martoriate del figlio, dicendo che è compito di un padre capire i momenti di debolezza di un figlio e che lui non l’ha fatto. La stessa sostanza dopante scelta da Schwazer, l’EPO droga vecchissima nel mondo del doping comprata addirittura su internet, e le interviste a caldo, senza nascondersi dimostrano l’ingenuità di un ragazzo che voleva solo vincere di nuovo, anche se nel modo sbagliato. Le pietre per linciare, rimettiamocele in tasca. E concediamoci un paio di momenti tipicamente olimpici: perché se tutti pensano ai record, le Olimpiadi si fanno anche con i fallimenti epici. Come quello di Stephan Feck, autore del peggior tuffo della storia dei giochi: nelle eliminatorie del trampolino da 3 metri, dovendo eseguire un triplo e mezzo avanti rovesciato carpiato ha un’incertezza nel salto, sbaglia a prendere le gambe in volo e rimane senza presa, la rotazione va malissimo e Feck finisce completamente piatto, sbattendo la schiena all’acqua. Voti: tutti 0, tuffo mancato. E infatti il povero – e irriso – Feck si ritira, dolorante alla schiena.

Più bella la storia di Chris Colwill, tuffatore americano sordo per il 60%, portabandiera americano ai mondiali di Roma del ’09 e 4° alle scorse Olimpiadi. Per tuffarsi ha bisogno che un giudice gli si metta a portata di vista per dargli i segnali di salita ed esecuzione, ma come ha detto lui stesso la sordità è per lui un vantaggio. Peccato che stamattina in semifinale, Colwill abbia fatto un errore grave poco meno di Feck, finendo in acqua di faccia. A Londra invece arriverà, ma fra qualche giorno, Assunta Legnante: perché la primatista italiana indoor e outdoor del getto del peso, campionessa europea indoor nel 2007, parteciperà alle Paralimpiadi essendo divenuta cieca a causa di un glaucoma congenito che le aveva rosicchiato la vista e le prestazioni fin dai giochi di Atene, per cui l’idoneità era in dubbio. La forza dei risultati l’ha fatta andare avanti, poi però Agnese si è dovuta arrendere, ma fino a un certo punto: l’11 maggio ha battuto 2 volte il record mondiale paralimpico, migliorandosi l’8 giugno.

Il medagliere italiano si arricchisce di un oro di Campriani nel tiro (carabina 3 posizioni), un argento nel tiro a volo (fossa olimpica) con Fabbrizi e un bronzo con Morandi negli anelli, che con un po’ di lavoro avrebbe potuto puntare almeno all’argento. A 31 anni, la delusione è comprensibile. A 39 invece c’è solo gioia: un altro commovente addio le Olimpiadi l’hanno riservato infatti a Yordan Yovchev, bulgaro signore degli anelli che alla 6^ olimpiade in uno sport in cui sopra i 25 anni sei un residuo, si ritira andando in finale dopo 1 argento e 3 bronzi olimpici e 4 titoli mondiali. Si andrà a riposare, forse, su quelle spiagge d’inverno che sono i campi londinesi di beach volley, nei quali le squadre italiane si sono fermate ai quarti di finale: senza spiagge, Londra ricopre una piazza di sabbia, come si fa un po’ ovunque nel mondo. Ma alle Olimpiadi piove quasi in continuazione e fa 17/18 gradi. Più che giochi estivi, sembrano giochi autunnali.

Emanuele Rauco

About Author

Nato a Roma il 18 luglio del 1981, si appassiona di cinema dalla tenera età e comincia a scrivere recensioni dall'età di 12 anni. Comincia a collaborare con il giornalino scolastico e, dopo aver frequentato il DAMS di Roma 3, comincia a scrivere per siti internet e testate varie: redattore e poi caporedattore per il sito Cineforme, ora Cinem'art Magazine, e per la rivista Cinem'art, redattore e inviato per RadioCinema. Inoltre scrive per Four Magazine, di cui è caporedattore, e altre testate on line ed è curatore di un programma radiofonico su cinema e musica, Popcorn da Tiffany su Ryar Radio. Collabora per le riviste Il mucchio e The Cinema Show – primo mensile cinematografico per iPad – e per il quotidiano L'opinione. Alcuni suoi scritti sono stati pubblicati su saggi e raccolte critiche, tra cui la collana Bizzarro Magazine di Laboratorio Bizzarro ed è spesso ospite in trasmissioni radiofoniche e televisive come Ma che bella giornata o Square e I cinepatici di Coming Soon Television. Ha un canale di youtube in cui parla di cinema, spettacolo, cultura e comunicazione.

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