Prima serata del Festival di Sanremo 2019 messa in archivio tra noia, polemiche sopite e momenti di pura emozione. Aspettando i dati dell’auditel e, musicalmente parlando, quelli degli streaming e delle vendite, possiamo già da adesso dare un primo giudizio sui 24 brani presentati in questa edizione, tra pochi alti e tanti bassi.
Bene le divine, che tra rock e leggerezza insegnano ancora ai regazzini cosa vuol dire esibirsi su un palco che conta. Emozionati i giovani, con grosse stecche e canzoni totalmente sbagliate. L’indie non sfonda, mentre il rap eccelle grazie soprattutto all’inserto di Rancore nella canzone di Silvestri. Che sia la prima volta di una canzone rap trionfatrice a Sanremo?
Che belli i primi anni del 2000, le prime cotte, le speranze per il futuro, le sigarette fumate nei locali.. Peccato che siamo nel 2018! Se presentava questa canzone 20 anni fa vinceva tutto, oggi proprio no.
Rimango con la certezza che il radio edit sia tutta un’altra storia, e l’emozione del palco abbia giocato un brutto scherzo a Livio Cori. Però al primo ascolto non ha proprio conquistato. Poca amalgama e qualche stonatura. Peccato
Sì è vero, è uguale ad una quarantina di altre canzoni nella sua produzione, però almeno rimane in testa. Non è Aznavour per carità, ma se passa in radio non cambio stazione.
Che Appino stonasse stasera non era neanche quotato dai bookmakers per quanto era certo. Ma il testo è un bel pugno nello stomaco, il sound è autentico e zen.. e poi che belli vederli sul palco dell’Ariston!
Loro hanno già vinto un Sanremo in questa maniera, e proprio così piacciono a dismisura in Italia e nel mondo. Ci dovrebbe far riflettere questa cosa…
Che meraviglia vederla sul palco dell’Ariston, che meraviglia ritrovarla ancora rock come qualche decennio fa. Canzone che odora di Curreri da lontanissimo, ma grazie a Dio è un ottimo profumo.
Tematiche da Daniele Silvestri, scrittura tipica di Daniele Silvestri, sonorità molto distanti dalle sue. Ma la sensazione “in bocca” è ottima, e il testo fa venire i brividi. Bisogna ammettere però che la parte di Rancore è molto più potente del resto del brano
La canzone è paraculetta e non è niente di innovativo, ma la coppia è ben assortita e il refrain si fa ascoltare volentieri. In radio andrà benissimo, a Sanremo più difficilmente
Mi piange il cuore dirlo, ma non mi ha affatto entusiasmato. Mi aspettavo spaccasse il mondo, invece la canzone sembra sempre col freno a mano tirato. Solo emozione della prima sera? Speriamo…
Outfit promosso (anche se nel 2017 era molto simile), il brano un po’ meno. Dignitosissimo per carità, ben oltre la sufficienza. Ma dalla Turci ci si poteva attendere qualcosina in più
Che peccato che l’ovvia emozione del debutto abbia rovinato la performance (che già di suo di solito è tutt’altro che perfetta, ma è quello che ci piace di Motta). Aspetto di sentirla e risentirla perché il testo e la composizione meritano.
Fa sempre piacere quando anche al festival si affaccia non dico il futuro, ma quantomeno il presente. Una canzoncina da ballare, che entra in testa e ci rimane fino al prossimo tormentone estivo. Evvivaddio, era ora
La classe infinita di Patty Pravo renderebbe un capolavoro anche “Fra Martino campanaro”, figuriamoci questo brano che comunque non è neanche poi così male. Immensa lei e ben focalizzato lui
Innegabilmente è uno dei più bei testi del festival. Allo stesso tempo musicalmente è “na bella lagna”. Ma il testo sovrasta la musica, e tanto ci basta
Non siamo di sicuro di fronte alla penna di un De Andrè, e anche musicalmente è un qualcosa di già sentito (Smashing Pumpkings?), però oh almeno ci siamo evitati la trap
Arisa è sempre una garanzia, pochi cazzi. Bello il cambio di registro, voce sempre al top nonostante qualche sbavatura. Chissà se funzionerà in radio, le potenzialità le ha
A me i Negrita piacciono, e anche questa canzone non mi dispiace affatto, rock quanto basta, emozionante quanto basta. Ma totalmente fuori sincro rispetto alle tendenze musicali di oggi. I ragazzi stanno bene, ma è da un bel po’ che non son più ragazzi..
Centrata, ben cantata, coinvolgente e con un buon testo. Non c’entra nulla di nulla col festival ed è per questo che ci piace tanto
Che mal di testa.. se questa è la meglio gioventù, aridatece il Quartetto Cetra!
Viene il dubbio che abbiano scelto il brano più sdolcinato del disco per portarlo al Festival. Me li aspettavo più elettronici, più cinghiali incazzati, più autentici. O almeno ci speravo..
Il rischio mattonata sui coglioni fortunatamente è schivato. Certo il brano trasuda tradizione da tutti i pori, ma con quella voce si può permettere qualsiasi tipo di canzone, anche le più noiose.
Nella lotta tra i favoriti Irama fa un quarto di punto in più rispetto ad Ultimo. Convincente ed emozionato, il brano sembra confezionato apposta per i piani alti della classifica sanremese. Occhio
Il testo merita il premio Lunezia, la melodia ascoltata all’una di notte è un po’ una ginocchiata sui maroni. Ma occhio che il rischio tormentone mentale alla “credimi credimi sempre” è dietro l’angolo
Devo capire: la sua voce è ipnotica, il suo sound è un po’ un mappazzone delle cose che vanno di moda ora. Diciamo che va ascoltata in un orario più consono ad un giudizio, però per ora promossa