Look up here, I’m in heaven. Ci saluta così David Bowie, 69 anni, istrionico mito della musica mondiale, icona e allo stesso tempo artista, star del passato ma sempre pienamente in linea coi tempi. E’ morto a pochi giorni dall’uscita del suo ultimo album “Blackstar”, l’ultimo regalo ai suoi milioni di fans, un testamento spirituale vero e proprio che con il singolo Lazarus (e il suo videoclip soprattutto) enfatizza ed esalta il triste evento, evidenziando però che, finalmente, “è in paradiso”.
Se ne va così una delle più belle voci del panorama musicale, in grado di passare da un genere a un altro con estrema disinvoltura e spontaneità, inanellando successi su successi con canzoni diventate mainstream un po’ in tutto il mondo: da Heroes a Space Oddity, da China Girl a Station to Station. Elegante e colto, ha interpretato in ogni epoca la figura del divo per antonomasia, giocando su una certa ambiguità e estendendo i suoi interessi e lavori in diversi campi, dal cinema all’arte passando per la finanza (i famosi Bowie bonds). Numerose sul web le testimonianze d’affetto di fan ma anche di semplici conoscitori di musica, per un artista che, si può dire senza timore di sembrare esagerati, ha cambiato la storia della musica.
Goodbye Duke, I think your spaceship knows which way to go.