Successo folgorante e oblio. E’ una parabola abbastanza comune nel rock e non tutti sono in grado di risollevarsi. The Fratellis ce l’hanno fatta. Dopo l’esplosione con il primo disco Costello Music e la delusione del secondo Here We Stand, la band capitanata da John Fratelli (alias John Lawler) si era sciolta nel 2009. Ma nel 2012, complice un concerto benefico,si riuniscono e cominciano a preparare un nuovo disco We Need Medicine che da 2013 portano gioiosamente in tournée. Il viaggio ha toccato Roma, all’Eutropia dove il gruppo ha portato circa 90 minuti di rock ‘n roll schietto, divertente e molto ben suonato, tra il gusto strumentale del’indie britannico e il senso melodico e degli arrangiamenti della musica figlia del New Jersey, tra Springsteen e Gaslight Anthem.
Introdotti dal duo romano Viva Lion, fieri sostenitori del revival folk acustico, che hanno tenuto caldo il pubblico coverizzando Jay Z in chiave country, The Fratellis hanno aperto le danze con This Old Ghost Town, che profuma di highway e Boss, con un riff e un giro melodico semplicemente irresistibile. Il pubblico, abbastanza numeroso per la location, era già conquistato e il quartetto, oltre a Jon, Barry e Mince anche un bravo tastierista, si è potuto lasciare andare a brani orecchiabili, efficaci e di un certo acume compositivo: la danzereccia Henrietta, la trascinante Flathead, la più evocativa This Is not the End of the World, la sorniona Whistle for the Choir, una Jeannie Nitro che sembra uscita dal repertorio di Tom Jones e Impostors, suonata per la prima volta a Roma. Ci si avvia alla fine, e dopo aver fatto scegliere al pubblico il brano prima dei bis – We Need Medicine – arrivano il superclassico Chelsea Dagger e A Heady Tale, che profuma di funk e sole anni ’70. Si congedano lasciando gli spettatori sorridenti e canticchianti, cosa volere di più da un gruppo di rock ‘n’ roll?