Salito alla cronaca internazionale dopo aver vinto il premio per la sceneggiatura al Festival di Roma 2013, Tayfun Pirselimoglu è il regista contemporaneo al centro della retrospettiva della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro che ripercorre tutta la sua carriera dall’ultimo I’m not Him che gli valse il premio romano, fino al primo lungometraggio Innowhereland, unico film direttamente politico di una filmografia che ha raccontato la Turchia contemporanea, fuori dal centro di Istanbul, attraverso le solitudine esistenziali dei suoi personaggi, per suggerire la disperazione di un paese in cui la situazione politica costantemente in fermento è contemporaneamente specchio e causa di una situazione esistenziale.
Cinque lungometraggi (tra cui la centrale trilogia della coscienza e della morte composta da Riza, Haze e Hair), il gustoso cortometraggio My Uncle e una serie di quadri e opere grafiche di un regista che lavora sulle sue ossessioni, tra cui i luoghi, tanto la periferia di Istanbul quanto le case, gli alberghi, i negozi, segni di una città che diventano parte integrante di uno stile che si nutre di pittura, di letteratura: “Non cerco mai la storia o l’inquadratura perfetta, perché non esistono, mi piace creare l’imperfezione”. E il tempo, la durata di gesti e scene che non devono essere tagliati, che non devono manipolare lo spettatore, che devono comunicare il mondo interiore dei personaggi e interagire con lo spazio “come faceva il cinema di Antonioni”. Un regista di cui Pesaro ha mostrato l’evoluzione e la maturazione stilistica e che si spera possa trovare spazio anche sugli schermi italiani. Nei prossimi giorni. l’intervista video.