Esce domani il 24 febbraio il nuovo e quarto disco dal titolo Written In Scars di Jack Savoretti, giovane cantautore londinese di origini italiane. Un disco che ha tutto il sapore di musica buona, di musica vera, di sonorità malinconiche e molto “british” e che, a tratti, ci ricorda un po’ lo stile di un Paolo Nutini più graffiato e cattivello. Home, primo singolo estratto ed in rotazione radiofonica da gennaio, ha già ottenuto un buon riscontro sul pubblico italiano, tanto da far avviare una tourné a Jack compagnia, che toccherà le principali città italiane, tra cui Treviso, Torino, Milano, Genova e Roma, per citarne alcun
Molti dei brani sono stati scritti assieme al suo entourage, composto dal chitarrista Pedro Vito e Seb Sternberg, mentre altri, invece, sono stati scritti assieme a Sam Dixon, che lo ricordiamo al fianco di Adele e Sia, e a Matt Benbrook, che ha lavorato con Jake Bugg e Faithless. E a preoposito di queste collaborazioni, Jack ci risponde così: “Lavorare con questi due grandissimi musicisti mi ha permesso di vivere due diversi tipi di esperienza. In Dixon ho trovato moltissima professionalità, rigore, precisione, e questa cosa mi è servita molto; mentre con Benbrook è stato diverso, perché a prescindere dal suo background anche lavorativo, mi son trovato di fronte ad un personaggio molto più bohemien, più rilassato ed a tratti psichedelico”. Un disco che tocca nel profondo, che arriva dritto al cuore e che racconta malinconicamente, in molte tracce, l’amore. “Quando sono in tourné non trovo mai moltissimo tempo di scrivere, specialmente in pullman, che usco per ristorarmi; quindi la fase di scrittura avviene a casa, quando una volta tranquillo tiro fuori tutte le idee che avevo inscatolato in giro” continua Jack raccontandoci del suo percorso creativo.
E di riferimenti, in termini di musicalità, ce ne sono moltissimi: da Fabrizio De André a Lucio Battisti, la ritmica delle sue canzoni richiama quel momento preciso della musica d’autore italiana in cui la melodia era un elemento fondamentale per il bene del brano stesso, oltre a trarre ispirazione da Paul Simon. Di buona musica da ascoltare, in questo disco, ce n’é; e noi di Four Magazine, lo sapete, siamo sempre di Parola.
Stay Tuned!