In un piccolo ma ben ordito teatro della periferia romana vanno in scena i Disguido, coppia – anche nella vita – composta da Guido Marini e Isabella Raponi.
Uno spettacolo, adatto soprattutto ai bambini, il cui tema conduttore è l’evoluzione dell’uomo, il suo destreggiarsi con l’ingegno e la fantasia aspirando a quello stato di stupore che, dopo l’infanzia, sembra sempre più una chimera.
Lo show, intitolato “IO”, attinge dall’arte dell’illusionismo, del cabaret e del mimo, dove, a farla da padrone è in verità la vis comica del duo, la quale compensa – ahinoi spesso e volentieri – l’imperfetta esecuzione dei trucchi.
Esperimenti conosciuti di micromagia, prestidigitazione e grande illusione in un percorso tra i secoli di evoluzione umana, coraggiosamente accostato alla parabola dell’innamoramento (siamo pur sempre a San. Valentino 😉 ).
Qualche problema tecnico nella comunicazione con la regia per audio, luci e fumo, non aiuta il duo, il cui errore è forse quello di attingere alle peculiarità dell’altro creando due personaggi interscambiabili nei numeri, quando Marini non ha la plasticità fisica e la capacità di improvvisazione della compagna e lei, di certo, non è una prestigiatrice. Il consiglio sarebbe quello di unire sì le forze, rispettandone però le specificità, allora sì che lo spettacolo risulterebbe più interessante.
Nota di merito però all’ultimo numero di “chapeaugrafie”: l’arte di plasmare le falde di un cerchio di feltro con un largo foro al centro, riuscendo a dar forma a svariati cappelli per infiniti personaggi. Attraverso quest’arte creano il loro cavallo di battaglia: uno spettacolo di trasformismo dedicato alla magia del grande Cinema dal titolo “CHAPEAU CINEMA – IL CINEMA NEL CAPPELLO”.