Una città non meglio identificata della Scozia, ai nostri giorni. Un uomo ed una donna si trovano nell’appartamento di lui dopo essersi appena conosciuti in un pub. E’ un retaggio di una socialità veloce e superficiale molto in voga, a cui i due si adeguano loro malgrado, a giudicare dall’approccio che mostrano l’un l’altra. Sarà anche che ad incontrarsi sono un solitario uomo con un evidente stress post-traumatico per una lunga sosta in galera ed una giovane donna dai tratti psicotici, logorroica, ma sicuramente affascinante. Si avvicinano, si schivano, si annusano e si schiaffeggiano con un impeto di parole troppo dense di significato per un incontro fugace.
E’ l’intimità che soggiace ad un primo incontro di anime che per qualche strano motivo si scelgono, il tema portante di un testo finemente scritto dallo scozzese David Graig ed ottimamente tradotto da Elena Arvigo che ne è anche l’interprete femminile (Lisa) insieme con Roberto Rustioni nei panni di Sean. E’ l’intimità paradossale del possibile, quando tra tutti i personaggi che potresti interpretare per cercare di sembrar migliore, finisci con l’essere esattamente ciò che sei. Così Lisa, rischiando di affogare nel suo oceano di parole, inanella aneddoti e costumi di un immaginario e immaginifico popolo norvegese a cui apparterrebbe, eppure è proprio in questo modo che si scopre e si rivela.
I dialoghi surfano con estrema facilità tra la grottesca banalità (in un’accezione positiva) che fa’ da fondamenta per l’immedesimazione del pubblico, e la complessità del patto che si instaura tra due anime così fragili, i quali, pur scontrandosi nelle loro enormi diversità, trovano nello spazio-tempo di una notte qualunque il modo per trovarsi.
Perché in fondo siamo tutti un po’ “norvegesi”, con la promessa, che sia offerta o ricevuta, di un luogo e tempo migliori per incontrarsi, per essere autenticamente se stessi, felici, mai soli.
Being Norwegian sarà in scena fino al 23 Novembre dal mercoledì al sabato presso la Sala Studio del Teatro Vascello, Roma.