Qualcuno deve aver fatto giungere la voce a registi e produttori francesi che gira il luogo comune, condiviso purtroppo di qua e di là dell’oceano, che i i film d’oltralpe siano noiosi e intellettualistici. Fatta salva l’infondatezza e ‘ottusità di fondo che permeano la frase fatta, il festival di Roma mostra l’altro lato del cinema del francese, quello che vorrebbe conquistare tutti diventando dolce e zuccheroso come una caramella. Capostipite dei dolciari cineasti è Jean Pierre-Jeunet, che dopo gli inizi grotteschi assieme al fido Marc Caro, ha rifondato l’estetica della carineria con Il favoloso mondo di Amélie, a cui poi però ha fatto seguire una serie di pellicole più o meno simili, di solito meno belle, in cui la tenerezza è costruita come un distributore automatico, come una merendina glassata, coloratissima e piena di glucosio, ma meccanica, senza vero gusto, anima: descrizione che si applica anche al nuovo Lo straordinario viaggio di T. S.Spivet, sorta di Hugo Cabret della prateria americana.
Stesso gioco a cui gioca Stefan Libersky con Tokyo Fiancée, in cui adatta Né di Adamo né di Eva di Amélie (nomen femen) Nothomb raccontando dell’amore bizzarro, strampalato e surreale tra la protagonista belga e un giapponese: siparietti, scenette buffe, protagonisti dalle faccine adorabili, tocchi onirici e musicali. Ma almeno Libersky sa creare un’incredibile atmosfera tra i suoi attori, che danno verità allo sciroppo della vicenda, inserendo tocchi tragici o mistici, forse forzati ma inconsueti.
Per respirare l’aria del cinema francese che preferiamo, bisogna buttarsi sul noir e sul polar: con La prochaine fois je viserai le coeur, Cédric Anger prende un tipico thriller – serial killer uccide donne, la polizia lo insegue -, ne confonde le carte tramutando il gendarme in assassino e costruisce un ritratto ossessivo e alieno del killer, calando lo spettatore nel suo ritmo plumbeo, nel suo sguardo deviato, nella sua pazzia istintiva e senza metodo, nel lato oscuro del militarismo francese. Per ricordare anche che i figli di Monsieur Chauvin sanno regalare pillole di cinema capac di scuotere, e non solo di far venire la carie.