Superata la “prima” andranno avanti su Roma fino al 26 ottobre i formidabili 4, oramai collaudatisi da “Non c’è due senza Te” in poi, il lavoro che qualche anno fa portarono con successo in giro per la capitale. Il primo applauso lo hanno ricevuto l’8 ottobre con un parterre non indifferente (Barbara Bouchet, Corinne Clery, Martufello, la dolcissima Laura Efrikian per il suo Marco) ed uno fra tutti papà Gigi. Completamente diversa la trama rispetto al precedente lavoro e di buoni consensi, a firma Toni Fornari. Dalle tresche amorose alla “crisi” di oggi.
Carlotta Proietti, Marco Morandi, Claudia Campagnola e Matteo Vacca non devono dimostrare più nulla, sono bravissimi, sempre più bravi e forti sulla scena. Vederli insieme è come ascoltare la sinfonia di un bel concerto, in modo armonico si fanno spalla gli uni con gli altri. L’affiatamento è un collante impareggiabile in questo loro percorso artistico. Hanno dato ossigeno ad un testo che di certo non è il migliore tra quelli usciti dalla penna di Fornari, che non offre continuità al racconto, spezzandolo in due parti, buona la prima, in cui i giovani presentano la fotografia di oggi, di pochi mezzi economici e tanti sogni, si uniscono per sopravvivere sotto lo stesso tetto, la seconda in cui sono gli attori con un altrettanto Maurizio di Carmine a far sopravvivere l’attenzione, loro con un entusiasmo che cogli in ogni espressione. Ciascuno una storia diversa alle spalle, la studentessa modello con tre lauree (Claudia Campagnola), la furba cartomante (Carlotta Proietti) il cantautore che attende le famose tre note per sfondare nella musica (Matteo Vacca) ed infine il rivoluzionario dal volto di Marco Morandi, anche lui in attesa dell’ispirazione giusta per uno spot pubblicitario, e che assumerà nella casa le funzioni di leader cubano. La dialettica linguistica della Campagnola è un capolavoro da Accademia della Crusca, il romanesco di Carlotta Proietti dona una leggerezza senza eguali nell’ascolto, quasi musicale, Morandi ti travolge con le sue espressioni, quell’accento speziato oramai da borgata romana, Vacca riesce ad interpretare bene il “figlio di papà” sospeso ad un “Parmigianino” che è sempre lì lì per vendere.
I “Precari” si raccontano le amarezze, le difficoltà, si vorrebbe ma non si può, i giorni si trascinano, le attese diventano delusioni e l’affitto incombe. Una sera, sono davanti alla tv, c’è il tg con l’ennesimo politico che promette aiuto ai giovani. Indignazione e rabbia in loro, quando il pubblicitario-Morandi decide che è ora di mettere fine a quella situazione. Si reca al comizio dove interviene il ministro e …lo rapisce. Da quel momento è la simpatia di tutti a vincere sulla trama, scontata, senza colpi di scena, che segui fino alla fine perché sai che gli attori sono bravi di loro. Si poteva movimentare con una surreale “trattativa” che avrebbe allargato il cerchio. Qualche strampalata segretaria o il dialogo col sottosegretario agli “Inderni”! Del resto è “trattativa” la parola della cronaca corrente che ha oramai superato ogni umana fantasia. Per la regia di Paola Tiziana Cruciani il lavoro è al Teatro Tirso de Molina, che ama presentarsi come “l’unico teatro comico di tradizione romana” (teatrotirsodemolina.it).