Si è detto molto e si è scritto molto, sulle numerose e piacevoli risate che il film “She’s fanny that way” di Peter Bogdanovich, ha regalato qualche giorno fa qui a #Venezia71.
Ebbene, dopo ore intere passate a riflettere sull’esistenza del mondo, sul dolore, l’ingiustizia, l’amore straziante, che da sempre invadono le opere presenti al lido (anche perché che Festival sarebbe altrimenti?), ecco arrivare la prima commedia che merita di essere vista per tirare un grande e liberatorio respiro.
La vita da Festival è un microcosmo animato da diverse forme di vita, squali, corvi, felini (vivi e morti), che sopravvivono bene o male per dieci lunghi giorni nel tentativo di piegarsi alle abitudini e gli stili di vita che inevitabilmente richiede la situazione. Tutto viene decisamente amplificato. Capita per esempio, che una bella pellicola apprezzata ed esaltata ad un Festival, sottomessa ad una seconda visione casalinga possa deludere, oppure che una pellicola poco esaltante divenga quantomeno discreta nella sua interezza.
Si mangia ad orari assurdi, se possiamo definire cibo quello che si ingerisce, il sonno scarseggia, e le occhiaie vengono coperte sempre più spesso da numerosi occhiali da sole. E’ per questo, e anche perché è un vero e proprio gioiellino, che il film di Peter Bogdanovich ha generato nella stampa presente alla 71^ Mostra un unanime “Bravò”.Sebbene sia l’ennesimo film presentato,che tratta il tema: “dinamiche antropo-attoriali” all’interno di un ménage teatrale, la bravura degli attori, la delicatezza della sceneggiatura e alcuni azzeccatissimi colpi di scena, lasciano una piacevole sensazione negli occhi e nello spirito, allegerendo, con garbo, il modus vivendi festivaliero, con uno stile che ricorda tanto, il caro e buon, Woody Allen.
Sorridendo, Thanks Peter!!