Squadra che vince non si cambia. Ma se la squadra perde? Si dismette oppure si riforma. E’ quello che hanno pensato i produttori Disney dopo Planes: nonostante la nomea di peggior Disney da anni a questa parte, il film ha comunque incassato 4 volte il suo costo, tanto da rendere il seguito inevitabile e istantaneo. Siccome però il passaparola è stato cattivo e in patria il film non ha raggiunto i 100 milioni, ecco la necessità di cambiare le carte in tavola. La copia carbone di Cars, diventa invece un film praticamente autonomo, rispetto all’originale: Planes 2 – Missione antincendio prende il personaggio di Dusty, lo toglie dalle gare e lo porta tra i Canada Air e i pompieri dell’aria, sostituendo l’azione con l’avventura.
La caratteristica vincente del film di Gannaway e della sceneggiatura scritta assieme a Jeffrey Howard è nel taglio maturo della storia e della sua morale: perché Dusty ha un problema irrisolvibile al motore che gli impedisce di superare una certa velocità, e questo porta il film a essere una sorta di versione per ragazzi dei film sulla malattia (Dusty come un malato di cuore. O come Julian Ross di Holly & Benji), ma soprattutto perché il cuore della vicenda non è il solito messaggio sul credere in sé stessi, lottare pere i sogni eccetera, ma mette di fronte ai ragazzi la possibilità che i sogni possano infrangersi e che si debba trovare la forza interiore per andare avanti e cambiare rotta. In questo è più educativo di molti cartoon per bambini contemporanei; oltre al fatto che rispetto al fiacco predecessore, Planes 2 ha più ritmo e spettacolo (soprattutto nelle sequenze aree, in cui si sente il peso di un film come Dragon Trainer). Certo, l’impianto produttivo e il taglio dello script sono da film di profilo medio, senza troppe pretese e pensato per la fruizione casalinga. Ma forse meglio così.