Domenica 13 luglio si conoscerà chi alzerà al cielo del Maracanà, la Coppa del mondo. Ma Brasile 2014 ha già incoronato vincitori e vinti. E tra i primi non ci sono solo i semifinalisti. La qualità di questo mondiale, in senso spettacolare, umano, tecnico, è dato dal fatto che le favorite si sono qualificate sudando sette magliette, soffrendo contro squadre anche imprevedibili (l’eclettica Algeria), creando storie quasi mitologiche. Come quella di Tim Howard. Capitano degli USA, portiere dell’Everton, che contro il Belgio ha regalato una delle prove più straordinarie dell’intero campionato del mondo, stabilendo il record di 16 parate decisive in una sola partita, mai accaduto in una partita di coppa del mondo. Nel mondiale dei portieri, in cui tra i pali si sono viste alcune delle prestazioni più ammirevoli, Howard si è distinto anche perché il suo talento è accompagnato dalla sindrome di Tourette, una disfunzione neurologica che gli contrarre i muscoli in modo inavvertito e incontrollabile, che porta a tic, gesti inconsulti, parole a caso. “Quando la palla è lontana, mi abbandono alle contrazioni. Non le reprimo, racconta allo Spiegel. Ma quando un attaccante avversario si avvicina e si prepara a calciare i miei muscoli miracolosamente si rilassano. Non ho idea di come io ci riesca, neppure i miei dottori sanno spiegarmelo”. Neppure i suoi tifosi che ne hanno fatto un eroe, neppure il presidente Obama che lo vorrebbe ironicamente ministro della difesa.
Il portiere di riserva specie in un mondiale di solito è poco più di un tifoso, tranne in rare occasioni. Poi capita che ti chiamano solo a partita finita, per salvare il mondo. Capita che nei quarti di finale, l’Olanda è costretta ai rigori dal prodigioso Navas della Costarica e Van Gaal fa un gesto forse un po’ sgradevole. Manda in panchina il portiere titolare Cillessen (bravo, soprattutto nei minuti finali) e fa entrare la riserva Tim Krul. Non un genio dei pali, ma uno che se ha qualcuno di fronti, a 11 metri di distanza, fallisce di rado. Quando Ruiz gli si presente di fronte, Krul intuisce, vola e para. Subito, a freddo, dopo un tiro a testa l’Olanda è già in vantaggio. Due tiri dopo, è Umana a presentarsi sul dischetto, l’occhio e le mani di Krul volano per la seconda volta e regalano agli Orange la semifinale contro l’Argentina. Un cambio strategico e cinico, ma perfetto. “Tutto preparato” dirà l’allenatore, facendo ricordare la storia simile del Castel di Sangro ma un po’ di empatia verso il titolare la si prova. La gloria a lui sarà negata, ma poco importa.
Sei un predestinato. Non solo perché sogni di giocare la partita più importante della vita di fronte a 200 mila spettatori da quando eri bambino, ma perché stati riuscendo, gol dopo gol a riuscirci. Poi arriva il ginocchio di un giocatore colombiano, Zuniga per la precisione, e rompe una vertebra, oltre a un sogno. Ma Neymar, idolo della torcida che stasera non affronterà la Germania, anche se corrono voci secondo cui potrebbe giocare un eventuale finale (come?) che i medici hanno smentito al volo, ha reagito con un video che sarà il principale incoraggiamento ai verdeoro: “Vincete il mondiale per me“. Un dolore che può tramutarsi in gloria, come quello argentino per la morte del viejo Alfredo Di Stefano, eroe del Real Madrid che per 5 anni di fila alzò la coppa dei Campioni. Che la finale sia quel Brasile-Argentina che tutti, dalla storia agli scommettitori vorrebbero?