Una canzone del genere non è proprio il viatico migliore per un’edizione dei mondiali. Un autogol, come quello di Marcelo che apre i mondiali di Brasile 2014. Ma nonostante il potere distruttivo dell’arte di Pitbull, Brasile 2014 si è aperto ieri sera. Una cerimonia piuttosto spartana, una ventina di minuti di canzoni, folklore e coreografie d’ordinanza. Durante i quali la presidentessa brasiliana Dilma Roussef ha evitato di parlare, per risparmiarsi fischi e contestazioni che pure, quando la regia la inquadrava all’interno dell’enorme stadio di San Paulo, la Corinthians Arena, in cui si è celebrata l’apertura, ci sono stati. Fuori lo stadio, se non l’inferno un suo parente stretto. Parte della popolazione infatti protesta contro gli sprechi che questa coppa del mondo significano, contro la gestione governativa sulle spese, contro il calcio stesso, bestemmia suprema per un brasiliano. Ma forse, diventare la 6^ economia del mondo ha un suo peso e un prezzo da pagare. Un mondiale porta lavoro, indotto e gloria, ma anche disagi e contraddizioni, e in un paese in cui la sperequazione sociale è così forte anche di più.
Sperequazione evidente dalle immagini: da un lato Pitbull e Jennifer Lopez, agghindati come in una versione cafona del carnevale di Rio; dall’altro 2 giornaliste della CNN ferite e un brasiliano durante gli scontri per dire No alla coppa. Lo spettacolo va avanti, anche se in forma ridotta, e tra balli e costumi, appaiono Neymar e soci pronti a infiammare tifosi e detrattori. Regolare infatti è arrivato il taccuino dei lamenti di chi ha bisogno di un nemico: stavolta è l’arbitro Nishimura, che evoca gli spettri di Byron Moreno e della corruzione coreana del 2002, il quale ha regalato un generoso rigore al Brasile sull’1-1. La doppietta dell’asso brasiliano non conta. La punta velenosa di Oscar nemmeno. Conta l’odio e il senso di complotto che affligge da anni (sempre?) gli amanti della serie A. Contenti loro, noi ci godiamo il verde-oro che sotto il sole al tramonto di San Paulo sembra ancora più brillante e di un Brasile che più della conquista della 6^ coppa ha in mente di evitare i suicidi che sconvolsero il paese quando nel 1950 si fecero soffiare al Maracanà la coppa dall’Uruguay.
In attesa di sabato e dell’esordio della Nazionale, ecco Brazuca: non il pallone, ma la compilation ufficiale dei mondiali.