Hollywood brucia in Maps to the Stars, ma soprattutto bruciano i suoi fantasmi, le speranze di un mondo pieno di lustrini e successi e non di morti di fama. I fantasmi del melodramma anni ’40, della correttezza morale e dell’incesto, tra i temi ricorrenti del festival di Cannes 2014 in cui l’ultimo film di David Cronenberg è in concorso: racconta di una ragazza che arriva a Hollywood per conoscere le stelle, magari lavorare per loro dopo un passato difficile. Ma nasconde un segreto che coinvolge un’attrice quasi fallita, un guru e il figlio, star adolescente in riabilitazione.
Una storia di menti deviate e umanità disperata, scritta da Bruce Wagner, raccontata con cinismo, precisione chirurgica, regia sulfurea che cela orrori indicibili in un contesto d’apparente umorismo, passando dal ricordo di un passato torbido ma glorioso a un futuro limpido e funebre. In bilico tra grottesco e ridicolo, Cronenberg può cadere, ma come sempre sa inquietare, spiazzare, entrare sotto pelle, come da sempre i suoi demoni e fantasmi. E anche non farsi capire dal pubblico disattento può essere un pregio da grande autore, come scegliere attori a volte discutibili come Robert Pattinson e affiancarli a stelle in grande forma come Julianne Moore.