Le tre sepolture non era un fuoco di paglia. A Cannes 2014, Tommy Lee Jones conferma di essere un grande regista con The Homesman, storia di una donna (Hilary Swank) celibe che acconsente di accompagnare dall’altro lato del paese, nell’America del 19° secolo, tre donne divenute folli a un ricovero. Tra pericoli e difficoltà sarà accompagnata da un uomo che lei ha salvato dall’impiccagione. Scritto da Jones, Kieran Fitzgerald, Wesley A. Oliver e Miles Hood Swarthout, The Homesman è un western che cerca di unire lo spirito acro e disperato di Peckinpah con l’umanesimo di John Ford.
E Jones riesce nell’impresa con un film che sa trasformare un racconto e una messinscena apparentemente freddi, cinici e distaccati, fatti di crudeltà, imbarazzi quotidiani, ironia anche nei confronti del genere, in attimi di commozione, emozione, intensità etica e umana. Come narratore è praticamente infallibile, come regista dimostra di essere il più grande westerner in circolazione: senso dello spazio e del tempo, epica e pathos, capacità di dosare i tocchi e grande gestione degli attori. E soprattutto la consapevolezza che basta un piccolo gesto, uno sguardo, un cenno all’apparenza minimo per portare calore e commozione nel pubblico.