Le meraviglie di Alice Rohrwacher racconta di una famiglia contadina, madre, padre e 4 figlie, più un’aiutante, che vivono senza pretese, quasi fuori dal mondo, producendo miele e dedicandosi all’agricoltura senza pensare alla società. Fino a che un ragazzo tedesco e una troupe tv (capeggiata da Monica Bellucci) non rompono l’equilibrio, facendo irrompere la società, e i sogni di Gelsomina, la figlia maggiore, dentro di loro. Scritto dalla stessa Rohrwacher, Le meraviglie è un dramma fiabesco e antropologico, diviso tra una prima parte di realismo rurale e la seconda che amplia discorso e sguardo verso il surrealismo documentario di Herzog o Michelangelo Frammartino.
Rohrwacher scende all’altezza dei suoi personaggi, si immedesima nella ragazzina protagonista e nei suoi sogni stupidi ma sinceri (segnati da Ambra e T’appartengo), partecipa delle sensazioni, delle atmosfere, dei conflitti senza giudizi, anzi. Così facendo, la regia riesce ad elevarsi dagli stilemi del cinema d’autore europeo e diventare terrena, concreta, capace di far respirare la terra e la fatica, il profumo della natura attraverso la grana della pellicola, riuscendo a costruire improvviso squarci di visione ardita, con tocchi mitici che diventano preziosa forma filmica, capaci di costruire tensione narrativa anche in situazioni ridicole. Un finale bellissimo e di grande forza figurativa rende Le meraviglie una sorpresa molto gradita per chi scrive, una conferma per gli altri.