Dopo aver vinto il premio per la migliore regia nel 2010 con Tournée, Mathieu Amalric torna a Cannes come regista con La chambre bleue, film tratto dall’omonimo romanzo di Georges Simenon, che viene presentato nella sezione “sperimentale” Un certain regard. Il film racconta l’inchiesta e il processo a due amanti, accusati di aver ucciso i rispettivi consorti per poter stare insieme. Ma i ricordi e le prove spesso non coincidono tra di loro.
Scritto dallo stesso Amalric e prodotto da Paulo Branco, forse il più importante produttore di cinema d’autore al mondo, La chambre bleue è un piccolo (76 minuti) saggio sull’opera di Simenon, su come adattarla in modo moderno e avvincente, su come utilizzare elementi del cinema di ricerca come il montaggio anticonvenzionale, la voce fuori campo in opposizione alle immagini, la destrutturazione narrativa e temporale, per rendere contemporaneo un giallo, passionale ed erotico. Una piccola perla, in cui Amalric mostra ottimo controllo di sé, sia davanti sia dietro la macchina da presa. Certo, è un esercizio di stile, ma di bello stile.