Roma, Auditorium Parco della Musica: Akram Khan Company omaggia Igor Stravinskij.
Fu un’immagine breve e potente, una visione fugace e infuocata nella mente di Igor Stravinskij, la scintilla che esplose nello scandaloso debutto parigino de La Sagra della Primavera (1913). Prevedibile o meno, evitabile o no, quel che il genio musicale russo scardinò in una notte furono paure secolari, manie contemporanee e ansie di sconvolgimenti imminenti. La veemenza e lo sconcerto del pubblico parigino di fronte al pagano e al sacrificio, alle ossessioni coreografiche nijinskiane e alle inclemenze ritmiche stravinskiane, rappresentarono la più palese e difensiva negazione di ogni pensabile legame con inconsce e primordiali ritualità e naturalità.
Akram Khan, coreografo inglese efficace nel segno e potente nell’estro, torna oggi alle origini dello scandalo, a quelle voci di saggi e fanciulle che riagganciarono Stravinskij al rito di un’umanità eterna, imprigionata nel reiterarsi perpetuo di tempi e stagioni, nascite e morti, vittorie e sconfitte. Tra estasi di danze propiziatorie e cerchi di adolescenti adoranti, sarà il sacrificio di una giovane prescelta il prezzo della rinascita di una primavera necessaria e di una collettività contingente. E ancora una volta sarà sconvolgente vedere morire e rinascere la storia del mondo tra l’oscillazione del tempo che scandisce la vita e l’eternità di pensieri che ne cercano il senso.
In iTMOi (in the mind of Igor), Akram Khan come Stravinskij, stravolge ogni schema di linearità narrativa e invoca la manifestazione dell’attimo come ostensiva rappresentazione di un inconscio collettivo al di sopra del tempo. Oltre il rito e oltre il caos, resterà un’umanità che cerca se stessa, oscillando tra le scissioni invincibili di mente e corpo, immaginazione e realtà, natura e cultura; un’umanità che schiva il pendolo del tempo e continuamente rinasce e rivive nella circolarità di una storia infinita. In un percorso di bellezza e raccapriccio, sublimazione e violenza, Khan conduce lo spettatore in una dimensione di realtà parallela e vicinissima che penetra nelle profondità negate dell’animo moderno rivelandone potenza e mistero.
Immerso nelle visioni stravinskiane, Akram Khan rinuncia alle note di una Sagra che ormai gli appartiene per spirito e vocazione e affida a tre musicisti contemporanei (Nitin Sawhney, Jocelyn Pook e Ben Frost) la sfida di compiere il rito di una modernità cangiante e pericolosa, ancora preda di naturali e incontrollabili ciclicità e ancora scissa tra bene e male, sacralità e profano.
Sciolto da codici antichi, Khan sovrappone immagini nuove a sussulti ritmici evocativi, richiamando con pochi gesti danze di mistica ispirazione e ipnotica autorità. Tra movimenti kathak e fluidità contemporanee, tra immobilità tese ed esplosioni dinamiche, iTMOi è uno spettacolo di meraviglioso vigore espressivo e sconosciuta potenza comunicativa, in grado di sconvolgere e rasserenare, scindere e conciliare, impaurire e rinfrancare.
Complici le splendide composizioni musicali originali, trascinanti e commoventi nelle danze augurali di gruppo eppure feroci e inesorabili nelle atrocità sacrificali, iTMOi è un bellissimo quadro che muove gli abiti colorati di uomini incatenati ad una terra inclemente. Eccellenti gli undici ballerini in scena (Kristina Alleyne, Sadé Alleyne, Ching-Ying Chien, Denis ‘Kooné’ Kuhnert, Yen-Ching Lin, TJ Lowe, Christine Joy Ritter, Catherine Schaub Abkarian, l’italiano Nicola Monaco, Blenard Azizaj e Cheng-An Wu), rappresentanti di individualità distinte eppure perfettamente armonici nelle dinamiche e negli scambi di insieme. Splendida l’ossessiva danza iniziale della giovane fanciulla prescelta, ipnotica nella sua esasperata tensione, così come la scena del danzatore legato, trascinato e scosso dalle spesse corde di una collettività brutale.
Silenzioso e attento durante il rito, il pubblico di Equilibrio 2014 è esploso in applausi sentiti e rumorosi consensi per la Akram Khan Company.
Scheda spettacolo: http://www.auditorium.com/eventi/5689953