Con la durata ormai pluriennale della crisi finanziaria, il thriller economico sembra un filone interessante da sfruttare, magari per riflettere sulle cause e le conseguenze. Un’occasione che Robert Luketic sfrutta malamente ne Il potere dei soldi, film che vorrebbe scavare nel business dell’altissima tecnologia e nei software mobili: Adam Cassidy è un giovane lavoratore, il cui scherzo mette a repentaglio il suo lavoro di basso livello in una società tecnologica. I suoi superiori gli danno la possibilità di salvare il suo lavoro se lui accetta un incarico spionaggio aziendale sotto copertura in una società rivale. Ma ben presto si ritroverà intrappolato tra una guerra di due magnati, sulla leadership del mondo hi-tech.
Scritto da Jason Hall e Barry Levy da un libro di Joseph Finder (Paranoia, come il titolo originale), Il potere dei soldi è un thriller finanziario che parte come ritratto competente del mondo dell’alta tecnologia e dell’innovazione nel campo dei nuovi media e scivola poco a poco fuori da ogni realtà, anche cinematografica: colpa di una sceneggiatura che descrive la consueta parabola di Davide e Golia, che si ritrova un meccanismo e non riesce a farlo partire, di personaggi che paiono figurine del tutto insensate e della regia di Luketic a cui manca la mano per la suspense o almeno per rendere intrigante il contesto. Sprecando così due leoni come Harrison Ford e Gary Oldman, i quali, capita l’antifona, recitano con la mano sinistra.