Sembrava un’idea folgorante, radunare un gruppo di attori più o meno invecchiati e noti per interpretazioni raffinate e farli diventare una squadra di sicari scatenati e pronti a tutto. Ma Red non funzionò del tutto, s’incartò e deluse gli spettatori. Nonostante tutto, il successo fu sufficiente a creare un seguito, Red 2, che mostra un cambio di regia – Dean Parisot al posto di Schwentke – e una formula più centrata verso la commedia. L’ex agente speciale CIA Frank Moses riunisce la sua improbabile squadra di agenti segreti in una ricerca a livello globale per rintracciare un congegno nucleare portatile scomparso. Per riuscire, dovranno sopravvivere ad un esercito di implacabili assassini, spietati terroristi e incontrollati ufficiali governativi, desiderosi di accaparrarsi quest’arma di ultima generazione.
Scritto dai fratelli Erich e Jon Hoeber, Red 2 segue il copione della action comedy ad alto tasso di improbabilità e ironia che per il viavai di spie e stereotipi dello spionaggio sembra la versione survoltata di Invito a cena con delitto o di cacce al tesoro stile Questo pazzo pazzo pazzo mondo. Parisot, regista prevalentemente televisivo, abbassa il profilo del progetto, punta di più sul versante commedia, con l’aggiunta di Catherine Zeta-Jones come 3° incomodo nel rapporto tra Bruce Willis e Mary-Louise Parker e le vecchie caricature inserite in un contesto contemporaneo, e diminuisce la quantità di delusione, visto che il ritmo non cala quasi mai. La sceneggiatura è molto più sempliciotta, ma il tono old style è coerente, e la finezza di 2 interpreti come Helen Mirren e Anthony Hopkins è impagabile.