-Dipende da che superiore creda t’accenda….-
Torna su di lui, inserita un’emoticon divertita: -Lo stesso tuo…eppure bastano poche orecchie per scriversi un’esegesi apprezzabile…addirittura un’epica, ghirlande su armature e stendardi con aedi in drum sections di contorno…-
-Quanta sicurezza hai: perché non vai…sola…?…a cosa ti servo?- sorprendendosi di quanto è istantaneamente pentito d’ognuna di quelle sillabe; e di come la lezione non s’impari mai (per fortuna).
-Più di quanto immagini…ma per fartela facile e ribadendo una linea tematica, ci sono doni e diritti cui è vietato accedere soli…-
E li superano pubblicitari, pubblicitari con lunghi chimono blu cobalto, pubblicitari verde terriccio che si aggirano per spazzi ramificati e oggettivi, pubblicitari concessi dalle virilità di cemento sospese nella sofisticata apatia azzurra. Qualcuno è impacciato, qualcun altro l’esatto opposto, tuttavia una bugia non frattura la carica; s’ingegnano a ruotare i piani d’espressione per ribadire l’unico dogma, e i valori vengono messi a nudo, inebriati che questo possa cambiare le trasformazioni e portare alla rinuncia alle amate illusioni, all’orchestra che suona modulando stelle e linee afose, euforia e flessioni morbose.
La piramide si avvicina e nel reciproco silenzio ogni dettaglio si manifesta con un magro piacere: fasci di palme sorreggono pianoforti lanciati in jingle-colazione, confinando specchi nel cui ritoccato riflesso ulteriori specchi accendano micce interminabili di rimandi; e appari gradualmente diverso, una minuzia dietro l’altra, per farti comprendere quanto il look, l’impressione, gli espedienti di fatto non stravolgono quelle invarianti testarde che rimangono, in tutta la propria successione persa in prevedibili sterminati stermini; ciò non toglie che è uno spettacolo grandioso, la varietà d’inutile adattamento umana, risposta ad un podere scandagliato a ciechi spuntati occhi aperti.
Spesso perdiamo al gioco del silenzio, inconsciamente.
Spesso dovremo essere onorati di cotanto mutismo.
Venerarlo, nel caso.
E invece lo decantiamo come meglio sappiamo esprimerci. Urlando.