“Queste opere non sono state mostrate al pubblico da più di settant’anni, e oggi ricompaiono come per magia, come uscite da un altro mondo”. Con queste parole Marc Restellini, curatore della mostra Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter dà il senso all’esposizione che si apre il 21 febbraio nelle sale di Palazzo Reale di Milano promossa dall’Assessorato alla Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, Palazzo Reale, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.
Sono circa 120 le opere esposte, in un percorso che racchiude nelle stanze del magnifico Palazzo Reale l’affascinante storia artistica nonché la vita dei pittori del celebre quartiere di Montparnasse di inizio ’900.
Non solo pittori, ma anche scrittori, come Hemingway e Miller, intellettuali come Jarry e Cocteau, rifugiati politici come Lenin e Trockij. I luoghi di incontro sono le trattorie a buon mercato e le bettole-cantine in cui si tira tardi parlando di arte e politica e non di rado le discussioni terminano in risse. Le condizioni di vita sono per tutti assai misere, ma è il fuoco sacro dell’arte, la consapevolezza che le loro opere stanno cambiando per sempre i canoni estetici, a dare la forza a Modigliani e compagni di andare avanti.
Se l’Impressionismo, pur avendo apportato una rivoluzione nel modo di dipingere, non usciva in fondo dai canoni del naturalismo, con i lavori di Modigliani, di Soutine, di Utrillo, l’arte diventa autonoma dal soggetto ritratto e dalle tradizioni culturali e artistiche dei paesi di provenienza dei singoli artisti, generando la prima vera rivoluzione nel mondo dell’arte e il ribaltamento dei canoni sino ad allora conosciuti.
Così si avvicendano nature morte che con la loro apparente immobilità contrastano gli orrori della guerra, ritratti perlopiù di gente comune, operai e contadini, riscattati dal colore pastoso e la posa di dignitosa compostezza, a renderli testimonianze sempre terne dell’epoca bohémien. Artisti provenienti dalle più diverse culture: russi, polacchi, francesi, bulgari o italiani; tutti accomunati dalla disperazione di quei tempi, ritrovandosi a Parigi e trovando in essa i mezzi espressivi per tradurre in sensualità e speranza i sogni di ognuno di loro.
Il percorso espositivo, articolato in sei sezioni, mette a confronto i capolavori acquistati nell’arco della sua vita da Jonas Netter, che, affascinato dall’arte e dalla pittura, diventa un amateur illuminato e acuto riconoscitore di talenti, grazie all’incontro col mercante d’arte e poeta polacco Léopold Zborowski, anche egli ebreo.
Netter conosce Modigliani, Soutine, Utrillo ed entra in contatto con Valadon, Kisling, Krémègne, Kikoïne, Hayden, Ébiche, Antcher e Fournier. La loro produzione lo affascina e lo spinge a sostenerli generosamente e a comprare dal mercante i loro lavori. È grazie a lui che oggi possiamo ammirare queste affascinanti opere, in particolare Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino) di Modigliani, Le grandi bagnanti di André Derain o Tre nudi in campagna di Suzanne Valadon: ognuno con il proprio passato ed un presente forse anche più ingombrante; ognuno con la propria ispirazione che diverrà conosciuta in tutto il mondo grazie all’opera di Jonas Netter.