La storia comincia quando il mare scompare dopo una tempesta di sabbia, lasciando Marat senza barca, mare e senza l’amata moglie. Quando torna al villaggio, ormai arido, il suo unico obiettivo sarà quello di andare a cercare il mare, prima che esso torni. Scritto da Sergey Ashkenazy ispirandosi all’evaporazione del lago Aral e ai racconti popolari russi, Waiting for the Sea (V ozidanji morja) cerca l’epopea tipica della cultura a est degli Urali cercando una via favolistica al kolossal.
Il vero limite del film però, più che la sceneggiatura con tutte le carte in regola è la regia di Khudoijnazarov, che non trova la misura giusta per affascinare e comunicare con lo spettatore, forse per mancanza di senso epico, forse perché non c’è la passione viscerale di Luna Papa. Resta una visione del proprio paese che risponde in modo polemico al cinema patriottico di Michalkov, ma a uno spettatore non russo non può bastare.