Dalla famiglia inusuale e non naturale a quella tradizionale: come in Shrek, anche nella serie dell’Era Glaciale il passaggio da un gruppo di amici che si aiutano formando un branco per scelta era inevitabile. Così questo 4° capitolo d’animazione Fox – inevitabilmente in 3D – porta l’interesse narrativo su lidi più rassicuranti e disneyani, ben conosciuti tanto dai genitori quanto dai figli.
Dopo che Scrat, per conservare la sua ghianda, ha causato la deriva dei continenti, Diego, Sid e soprattutto Manny – separato dalla moglie e dalla figlia – dovranno cercare di tornare a casa; ma a impedirglielo ci penserà la nave dei pirati guidati da capitan Sbudella, un temibile orango. Scritto da Michael Berg e Jason Fuchs, un mix non proprio allettante tra Happy Feet 2 e i Pirati dei Caraibi per raccontare la tipica storia che racconta cosa non si farebbe per la famiglia qualunque essa sia.
La sarabanda in lungo e in largo nella preistoria diventa un’avventura tipica, in senso stretto, dove l’azione non è finalizzato all’umorismo ma allo spettacolo, che come il film precedente (forse il migliore della serie), sfrutta anche l’ampliamento della profondità dato dal 3D. E il contesto iper-spettacolare in cui si muove il film di Martino e Turmeier ne è anche la parte migliore, visto che riesce a sfruttare i notevoli mezzi a disposizione, le evoluzioni tecnologiche e il gusto dei registi, ma non riesce del tutto a far dimenticare i problemi dello script.
Oltre alla banalità in sé delle dinamiche familiari a non convincere c’è anche l’uso di un umorismo più fiacco del solito, anche nelle spesso trascinanti trovate di Scrat, che regalano pochi momenti memorabili – per esempio la sequenza subacquea o le sirene – e una sensazione di stanchezza diffusa che sparisce solo quando emergono le caratteristiche primigenie dell’Era glaciale, azione e fantasia. Che Martino e Turmeier non sanno gestire troppo bene.