VENEZIA 69: Bella Addormentata di Marco Bellocchio
Nel panorama italiano Marco Bellocchio rappresenta ormai da tempo una garanzia, un nome che insieme a quello di pochi altri continua a tenere alto il vessillo della nostra cinematografia. Ciò non di meno, con Bella Addormentata il regista di Bobbio firma un film più interessante nelle intenzioni e nei particolari che nel complesso della resa su grande schermo.
Partendo dalla storia di Eluana Englaro e dalle reazioni contrastanti avute nel Bel Paese in conseguenza della sua morte, Bellocchio propone tre declinazioni del rapporto con l’assenza, da intendersi su diversi piani di significato, non necessariamente culminanti nella morte.
L’idea è interessante, il film si fa significante di significati che spaziano in molti campi e che trovano la propria espressione più convincente nella critica ai media e ai politici del nostro paese, ma fallisce per ragioni diverse nel dare concretezza alle 3 storie di cui si compone. In un caso per carenza di scrittura, in un altro per le prove ben meno che convincenti di alcuni attori (su tutti Brenno Placido), in terza istanza per dialoghi che se sono ispiratissimi nel momento in cui si parla di politica, sembrano tratti da un romanzo Harmony nel momento in cui affrontano i sentimenti e annesse tematiche esistenziali.