Manoel de Oliveira, nonostante l’età riesce ancora a sorprendere con le sue opere. Questa volta con O Gebo e a Sombra (Ghebo e l’ombra) mette insieme un grande cast come Jeanne Moreau, Michael Lonsdale e Claudia Cardinale per interpretare una storia tratta da una piecè teatrale del 1923 dedicata alla povertà.
Il cast fa rivivere i personaggi con grande bravura, film che senza questa capacità attoriale non potrebbe vivere in quanto, la messa in scena e la diegesi filmica si poggiano esclusivamente sulle espressioni, verbali e non, dei personaggi all’interno di una casa: dialoghi, silenzi e riflessioni che definiscono ogni singolo personaggio.
Servono infatti pochi altri oggetti per narrare la storia, minimalisti, una lampada ad olio al centro del tavolo per illuminare e riscaldare la casa immersa nella costante notte del mondo all’esterno di essa ed il grosso libro contabile di Gebo, suo compagno nella vicenda con cui condivide una vita fatta di numeri nella quale riesce a staccare dalla continua menzogna nei confronti della moglie che continua a vedere il figlio sotto un’aura dorata e la cui verità la farebbe morire di dolore
Gebo che, nonostante l’età, è ancora alle prese col suo lavoro, la moglie Doroteia che attende costantemente il ritorno di un figlio ribelle e la nuora Sofia, anch’essa in attesa del marito ma piena di timori.
Una storia di contrasti narrata con garbo, Gebo si ritrova a maneggiare in continuazione grosse somme di denaro in casa e nonostante questo la famiglia è povera. Il finale cinico sembra non dare vie d’uscita alla famiglia, stroncata definitivamente e senza più speranza dalla povertà e menzogna, proposta come unica via d’uscita per non far soffrire le persone che amiamo.
Vincitore di due leoni d’oro alla carriera, De Oliveira sembra non volersi fermare: sforna quasi un film all’anno, rispettoso del teatro conosce molto bene il mestiere di cineasta, intrapreso tardi nella sua vita.