Martin è un uomo comune, normale, banale. Che all’improvviso diventa famoso, senza motivo. E’ l’inizio di un incubo grottesco che lo vedrà coinvolto tra media manipolatori e pubblico manipolabile. Il 5° film del francese Xavier Giannoli, scritto dal regista con Marcia Romano da un romanzo di Serge Joncour, è una parabola grottesca che parte come una sorta di thriller sui media per poi diventare un pamphlet serioso che fallisce parzialmente gli obiettivi, nonostante un Kad Merad alla prova più alta in carriera.
L’obiettivo è quello di scavare dentro la normalità del successo – nuova forma di banalità del male – per poi affrontare i meccanismi del sistema mediatico attraverso finte trasgressioni e ribellioni inscritte nel “potere”. Ben scritto e scorrevole, pur senza guizzi, fino a un certo punto, Superstar però prende la piega della denuncia, diventa esemplare, limita le sfumature e finisce per dare troppa importanza e consapevolezza all’oggetto della sua accusa, quando invece – come dimostra il Woody Allen di To Rome with Love – sarebbe bastata una barzelletta. Magari più acuta e profonda, ma certo più leggera.