Il film racconta la strana vicenda di Michele Grassadonia, ecologista sul filo del fanatismo che ha scelto Siena come città ideale per attuare una vita senza luce elettrica né acqua corrente. Un giorno però viene coinvolto in uno strano incidente automobilistico che lo porta a scontrarsi con una realtà tutt’altro ideale che ha le fattezze di un incubo. Scritto e interpretato dallo stesso Luigi Lo Cascio, che ne firma anche la regia (la sua prima), La città ideale è un dramma tinto di mistero che dietro le apparenze da giallo civile, con qualche eco di Camilleri, cela un animo più esistenziale e acido.
Se i tempi rarefatti dicono di una bella coerenza stilistica, i dialoghi non sempre precisi, i cambi di registro insicuri e la perdita di solidità mostrano un regista a cui ancora manca il polso per gestire il portato delle sue ambizioni, dei suoi riferimenti. Tanto di cappello però a un bravissimo attore a cui non mancano le idee d’autore e che sa portare la sua sensibilità interpretativa anche al resto cast, in parte familiare, visto che i ruoli migliori li coprono la madre di Lo Cascio, Aida Burruano, e il di lei fratello Luigi Maria. Un tris che dà al film un sapore e un’alchimia all’apparenza estranei al contesto, eppure genuini e utili.