Tre bandiere italiane si sollevano da terra mentre suona l’inno di Mameli. Non è una celebrazione del patriottismo nostrano. E nemmeno, grazie al cielo, una cerimonia funebre venata d’orgoglio. E’ invece il trionfo di un terzetto d’italiane che nel primo giorno ufficiale di gare alle Olimpiadi di Londra 2012 (già da mercoledì però si gioca a calcio) ha fermato tutti. Sono le tre fiorettiste che ieri hanno razziato le medaglie nella gara individuale di scherma. L’oro di Elisa Di Francisca, l’argento di Arianna Errigo (24 anni), il bronzo di Valentina Vezzali, sempreverde che ha cominciato a ingiallire, fallendo il 4° oro olimpico consecutivo. Più dell’ormai matura sportivamente Di Francisca, sono l’insegnante e la giovane allieva a stupire.
La prima, tornata alla ribalta dei detrattori per l’infelice battuta a Porta a porta in cui disse a Berlusconi “Da lei mi farei toccare tutta”, si è vista battere in semifinale proprio dalla giovane Errigo. E per una porta bandiera di tale levatura, la finale per il bronzo diventa un momento catartico, quello che non ti deve lasciare a bocca asciutta. Contro la coreana Nam, Valentina è pesantemente dietro, ma nella 3^ e ultima volée infila uno splendido parziale che chiude l’incontro 12-12. Nello spareggio (il primo che dà la stoccata vince), Vezzali sigla l’Olimpiade con un colpo di pura classe che la porta al 3° posto. E nella finale tutta italiana, l’allieva arriva anch’essa allo spareggio dopo una bellissima gara chiusa sull’11-11. Ed era favorita, grazie alla priorità (una specie di sorteggio) che le dava la vittoria se nessuno tocca. Ma Di Francisca tira fuori il colpo vincente. La ragazzina medagliata in argento, mentre canta piange, c’è più rabbia che soddisfazione. Una conquista che vale, per lei, come una sconfitta. Ma per l’Italia significa eguagliare il record della Germania nell’88 che portò tre atlete nel podio olimpico del fioretto femminile; e significa 5 medaglie in un giorno, assieme all’oro a squadre nell’arco e l’argento individuale nella pistola. Mai capitato agli azzurri.
Il giorno prima, il monumentale stadio Olimpico di Londra è diventato un bignami della storia inglese: la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi diretta da Danny Boyle si è concentrata sulla rivoluzione industriale, che ha trascinato il mondo nell’epoca della modernità, e sulle rivoluzioni culturali che hanno reso Londra la città più viva del mondo. Le fabbriche che s’innalzano, minatori e fabbri – guidati da Kenneth Branagh – che costruiscono i cerchi olimpici, mentre Beatles, Rolling Stones, David Bowie ne diffondono lo spirito nel mondo. L’amalgama la forniscono Michael Nyman e Damon Albarn che hanno musicato l’intera, coreografica cerimonia per arrivare, poco prima dell’accensione del simbolico braciere olimpico (dal basso, decine di fuochi s’innalzano in cielo), a Mr.Bean che suona l’unica nota alla tastiera in Chariots of Fire annoiandosi e cercando occupazioni alternative. Splendido.
Se James Bond, la paracadutista regina d’Inghilterra e David Beckham hanno fatto da cerimonieri mediatici, la tv italiana si trova di fronte a un bivio insanabile: quello che separa Rai e Sky. Da una parte, due canali dedicati più Rai 2 a cercare di coprire tutti gli italiani, con programmi e trasmissioni anche competenti (ma perché lasciare Galeazzi a casa, il più spettacolare cronista di sempre?) ma legate a una vecchia idea di tv, che il digitale terrestre dovrebbe aver soppiantato; dall’altra Sky, la modernità fatta tv. 12 canali dedicati, un mosaico interattivo in cui scegliere in ogni momento quale gare vedere e alert in tempo reale per passare da un campo di gara all’altro quando ci sono in ballo le medaglie, gli azzurri o gli atleti più importanti. Certo, non sempre i cronisti sono precisi e dettagliati, perché non sono tutti selezionati per competenza quanto per fama e appeal (Caressa al nuoto, per esempio), ma al loro fianco ci sono atleti ex-olimpionici, spesso. E soprattutto si divertono e fanno divertire. Non sarà per puristi, ma per appassionati sì.