Uno dei parametri più affidabili per giudicare se un prodotto (filmico, letterario, televisivo eccetera) è divenuto un culto è la presenza di altri prodotti, realizzati con diversi mezzi, che a quell’universo fanno riferimento. Così, se dopo anni dalla fine di una serie tv, arrivano in libreria tre romanzi che ne proseguono le vicende, siamo alle prese con un culto assoluto. E Battlestar Galactica, un culto lo è di sicuro e con tutti i meriti.
La splendida serie di fantascienza che reimmaginava l’originale degli anni ’80 di Glen Larson è durata dal 2003 al 2009, ma già dal 2006 ha cominciato a figliare romanzi che si affiancavano o riscrivevano le vicende del piccolo schermo. Dopo Battlestar Galactica e Il segreto dei Cyloni, a 3 anni dalla fine della serie giunge sugli scaffali, per i tipi di multiplayer.it Edizioni, Sagittarius (Sagittarius is Bleeding), 3° romanzo ufficiale – con un 4° già in lavorazione dal titolo Alleanza – della serie, scritto da Peter David, prolifico scrittori di best-seller fantascientifici e fumetti di vario tipo.
Il racconto parte dal presidente Laura Rosling e dalla sua capacità di avere visioni che, dopo la cura del cancro, si pensava scomparsa: invece torna, più distruttiva e più ingombrante che mai, visto che suggerisce alla presidente imminenti attacchi cyloni e colonie che sanguinano. A cosa è dovuto? Forse al sangue cylone, del figlio di Boomer, con cui è stata curata? E che c’entrano in questo piano i Guardiani di Mezzo, frangia estremista che chiede di costituire una propria personale colonia?
Come si può intuire, David cerca di rileggere e ricostruire l’impianto della serie, fatto di avventura bellico-fantascientifica, accenni fantasy e soprattutto uno sguardo molto terreno e concreto a temi d’attualità come il rapporto con la religione, con la diversità, con la tortura. L’impresa non è facile, perché il tessuto sottilissimo e densissimo della serie di Ronald Moore era davvero sorprendente, mentre David cerca la grana più grossa, l’effetto prima che la riflessione. Che il gioco funzioni fino a un certo punto si vede proprio nello sfondo ideologico che differenzia serie e romanzo: dove in tv c’era una forte carica critica nella descrizione e comprensione dell’America dopo l’11 settembre e durante i venti di guerra all’Islam che vi soffiavano, sulla carta si respira una forza reazionaria più spiccia, una diffidenza anche un po’ fastidiosa, verso il diverso che quasi sempre fa rima con fanatico, esaltato, criminale.
Se tra gli episodi, si percepiva sempre l’ambiguità di dover scegliere da che parte stare col dubbio di aver torto, qui la certezza, seppure appena incrinata, fa da filo conduttore a un finale che la ribadisce di continuo, in chiave vendicativa, punitiva, reazionaria appunto. E’ questo a rendere deludente e poco comprensibile – per i fan – il romanzo, oltre a una qualità di scrittura non propriamente eccellente, come spesso in questi casi di scrittura puramente industriale. Proprio per l’esperienza di David, un paio di colpi di scena sono azzeccati e l’autore sa come narrare senza perdere il lettore; ma fa molta più fatica a catturarlo con lo spessore di ciò che scrive. E che era ciò che rendeva Battlestar Galactica una serie indimenticabile.