ERICA MOU IN CONCERTO AL TEATRO PARIOLI
Seduta composta, quasi impettita su una sedia di legno. Resta pressoché immobile, con la chitarra in grembo e un tavolinetto a fianco. Erica Mou, nella prima data romana del suo tour a seguito del premio della critica (e secondo posto) a Sanremo Social, ha gioco facile a incantare il pubblico del teatro Parioli con nulla. La sua voce, i suoi enormi occhi che si fanno notare, assieme alle sue note, fino all’ultima fila, la dolce determinatezza delle sue canzoni.
A un anno dall’uscita di E‘, l’ album d’esordio di Erica Mou (se si eccettua Bacio ancora le ferite, a metà tra una prova generale e una demo), e a un mese dalla rivelazione sanremese, Erica dimostra una volta di più che esordiente è parola lontanissima da sprovveduta: il disco è prodotto da uno dei collaboratori di Bjork, Valgeir Sigurosson, e arrangiato da quel MajiKer che la segue sempre, col piano, il beat-box, i rumori. E il suo concerto è un viaggio dolcissimo dentro la sua musica, e dentro un immaginario che si fa strada nello spettatore come un faro che dissipa il buio, un percorso in cui in cui la voce vellutata si accompagna alla simpatia istintiva e adorabile della giovane artista.
Introdotto da Gabriella Martinelli – voce piena, pulita, duttile, tra atmosfera e canzone melodica – e aperto da Harem, il concerto percorre tutto il disco della pugliese per permettere a chi l’ha conosciuta solo per Nella vasca da bagno del tempo (che arriva puntuale, a metà concerto) di farsi un’idea del suo talento, che supera il puro valore cantautoriale, molto alto, e porta a una ricerca su suoni elettronici e rumori che ricorda – oltre alla citata cantante islandese – Regina Spektor (Oltre, uno dei gioielli dell’album), a un’atmosfera che s’immobilizza e si riempie solo della sua voce (come nel finale di Vorrei dirti un sacco di cose adesso), a una capacità comunicativa che con la mimica aggiunge nuovo senso alle parole (Epica).
Un volto che diventa un paesaggio nella splendida Vorrei vivere sul tuo collo, che esprime la passione in ogni nota di La neve sul mare, nell’humour che circonda il suo rapporto col pubblico in E‘. E che la porta a cantare un bis senza microfono e amplificazione, la semi-inedita Sincronia, seduta dal palco, gambe penzoloni. Prima di chiudere con Tè, lasciare il pubblico in balia del suo accento buffo e tenero che nasconde una voce tra le più preziose e incisiva della musica giovane, con la voglia di sentire altre canzoni, scoprire altre gemme del suo tesoro. In attesa quindi del prossimo album, che lei stessa darà nelle mani dei fan, come fa ogni sera, dopo essersi guadagnata l’applauso del pubblico. E la sua stima, per non dire qualcosa di più intimo, come l’affetto.